Che posto è Santa Marta, dove vive papa Francesco
Bergoglio abita in due stanze all'interno di un residence piuttosto inusuale come residenza papale, e sta facendo lì la convalescenza
di Francesco Gaeta

Per la sua convalescenza dalla malattia papa Francesco è tornato da circa una settimana nel suo appartamento: due stanze e un bagno. È la struttura della suite 201 al secondo piano di Santa Marta, il residence dove abitano i cardinali durante il conclave (cioè il processo di selezione di un nuovo papa). Bergoglio ci è entrato da candidato papa nel marzo 2013, e non ne è più uscito. Dopo l’elezione ha cambiato stanza – dalla 207 alla 201 – ed è rimasto in questo albergo che guardando la Basilica di San Pietro resta a sinistra, cioè sul lato opposto al Palazzo apostolico: quello in cui in teoria sarebbe dovuto andare.
È lì infatti che abitano e lavorano i papi dal 1870, l’anno in cui Roma venne conquistata dai Savoia e il Quirinale, che era la residenza pontificia, passò allo Stato italiano. Da allora ci son stati 12 papi, e Bergoglio è l’unico ad avere scelto un’altra casa, dove è appunto rientrato 38 giorni dopo il ricovero al policlinico Gemelli.
Domus Santa Marta – il nome ufficiale della residenza – ha 105 suite con due camere e 26 singole ed è gestita dalle suore Figlie della Carità di San Vincenzo De’ Paoli. Nel corso della sua storia è stata un ospizio per religiosi e anche per i poveri del quartiere. Durante la Seconda guerra mondiale ospitò gli ambasciatori presso la Santa Sede dei Paesi che avevano rotto le relazioni diplomatiche con il governo di Mussolini e non potevano più vivere nelle loro residenze in Italia. Nei primi anni Novanta fu ristrutturata ed elevata in altezza, cosa che creò qualche polemica: l’associazione ambientalista Italia Nostra disse che l’innalzamento impediva la vista completa del Cupolone dalle strade accanto al Vaticano.
Santa Marta è un albergo e dunque la prima cosa che vede chi ci arriva è una reception. Come ha raccontato il giornalista Paolo Rodari, «Francesco abita in una semplice stanza con a fianco uno studio dotato di poltrona e scrivania in legno. La camera ha un letto singolo in legno. Vi è un bagno con doccia e specchiera in legno bianco. Vicino c’è anche un salottino che Francesco usa per ricevere le persone che desidera».
Tra gli ambienti comuni di Santa Marta ci sono poi una sala da pranzo dove lo stesso Bergoglio ha spesso pranzato in questi anni senza molte distanze dagli altri ospiti e una cappella al secondo piano, che è quella dove anche in questi giorni il papa segue la messa del mattino.
Nel periodo del Conclave l’edificio si svuota degli ospiti occasionali e viene riservato ai cardinali che vengono a Roma per l’elezione di un nuovo pontefice. È già avvenuto nel 2005, quando fu eletto Benedetto XVI, e nel 2013, quando fu appunto scelto Bergoglio. È un uso che è stato stabilito da papa Giovanni Paolo II. Nel febbraio 1996 pubblicò una Costituzione Apostolica (come si definiscono i documenti più rilevanti in termini normativi firmati da un pontefice) dal titolo Universi Dominici Gregis, in cui fissava le norme che regolano i conclavi. Circa gli alloggiamenti dei cardinali, indicava Santa Marta come luogo in cui cenare e dormire. Un piccolo affresco un po’ romanzato di come possa svolgersi la vita nella residenza in quei giorni è contenuto nel film Conclave, uscito lo scorso anno e interpretato tra gli altri da Stanley Tucci, Ralph Fiennes e Sergio Castellitto.
Nel giugno del 2013 fu lo stesso Bergoglio a spiegare pubblicamente i motivi per cui aveva scelto Santa Marta come sua residenza. Lo fece con un’autoironia un po’ spiazzante. Disse che alla base c’erano «motivi psichiatrici. Per me è un problema di personalità: tutto qui. Ho bisogno di vivere in mezzo alla gente, e se vivessi da solo, magari un po’ isolato, non mi servirebbe a nulla».
Fu una decisione che sorprese molte persone. Nel suo libro di memorie del 2023 Nient’altro che la verità, Georg Gänswein, segretario di papa Benedetto XVI, ha raccontato che dopo l’elezione aveva accompagnato Bergoglio al palazzo apostolico per fargli vedere l’appartamento che gli era destinato: «Gli mostrai come erano disposte le stanze, gli dissi che non ci sarebbero stati problemi a trasferirsi da casa Santa Marta poiché tutto era in ordine (…). Mi fece capire che ci avrebbe pensato». Dopo un paio di settimane il papa disse a Gänswein: «Normalmente dormo come un sasso, ma la notte dopo avere visto l’appartamento ho dormito molto male». Aggiunse che «non era abituato a vivere in spazi così grandi». Probabilmente per lo stesso motivo, quando era arcivescovo di Buenos Aires, papa Francesco aveva rinunciato ad abitare nella residenza ufficiale.
Per capire cosa intendesse Bergoglio a proposito degli “spazi così grandi” va considerato che il palazzo apostolico, che si sviluppa a nordest della basilica di San Pietro, comprende anche alcuni uffici amministrativi. Le stanze riservate ai papi si trovano al terzo piano e sono una decina. Tra queste, dopo una serie di sale d’attesa, ci sono lo studio privato del papa che è quello da cui si affaccia alla domenica; una sala da pranzo piuttosto vasta; la sala delle udienze, dove si ricevono gli ospiti in via ufficiale. Sono ambienti che sono stati ritoccati da ogni papa che vi ha abitato e la ristrutturazione più rilevante risale al 2005, dopo la morte di Giovanni Paolo II, quando tra le altre cose fu trasferita qui la biblioteca di Benedetto XVI che era composta da 20mila volumi.

Papa Francesco di fronte all’ingresso di Casa Santa Marta con i patriarchi orientali nella Giornata di riflessione e di preghiera per il Libano, 1 luglio 2021 (Vatican Media/LaPresse)
In questi anni, a dispetto delle sue più ridotte dimensioni, Santa Marta è diventata il centro dell’attività “privata” di Bergoglio, il luogo in cui ricevere ospiti o amici fuori dei contesti più ufficiali. Al proposito c’è chi nei primi tempi del pontificato ha parlato di “diplomazia di Santa Marta”, a definire quella parte di attività meno esposta al controllo della curia vaticana che il papa conduce in prima persona, fuori dalle mediazioni abituali. Indipendentemente dalle “ragioni psichiatriche” citate dallo stesso Bergoglio, è evidente che non abitare al palazzo apostolico ha segnato una distanza e una rilevante discontinuità simbolica, in linea con lo stile comunicativo e l’approccio su molte materie di questo papa.
Al momento delle dimissioni i medici che hanno in cura il papa hanno spiegato che Santa Marta non è stata attrezzata in modo diverso dal solito per la sua convalescenza, visto che questa consiste in attività che non richiedono particolari apparecchiature: una terapia farmacologica per curare i postumi della polmonite bilaterale, un programma di fisioterapia motoria ed esercizi respiratori per allenare i polmoni affaticati dall’infezione.
I medici hanno tuttavia prescritto di limitare per quanto possibile gli incontri per ridurre il rischio che Francesco contragga da altre persone batteri e virus che possano invalidare l’azione dei farmaci che sta usando. È questo il motivo per cui è stato annullato l’incontro con il re Carlo d’Inghilterra e la moglie Camilla, che era previsto l’8 aprile e sarebbe stato il primo ufficiale dal momento delle dimissioni dall’ospedale avvenute il 23 marzo.
Oltre ai medici le persone che stanno incontrando Bergoglio in questi giorni sono i tre segretari: l’italiano don Fabio Salerno e gli argentini don Daniel Pellizzon e don Juan Cruz Villalon, che risiedono entrambi stabilmente a Santa Marta, allo stesso piano del papa. Tra le persone che hanno accesso alle stanze papali c’è Gianluca Gauzzi Broccoletti, che comanda la gendarmeria, il corpo di polizia interno del Vaticano che affianca le Guardie Svizzere nella sorveglianza del papa.
Nella cerchia ristretta che attornia Bergoglio in questi giorni c’è anche il suo infermiere personale, Massimiliano Strappetti, che ha lavorato per anni al reparto di terapia intensiva del Policlinico Gemelli. In una recente intervista al Corriere della Sera il capo dello staff medico che segue la degenza del papa, il chirurgo Sergio Alfieri, ha affermato che «Bergoglio ha delegato ogni tipo di scelta sanitaria a Strappetti, che conosce perfettamente la volontà del Pontefice».