L’ingegnoso boicottaggio del biglietto a pagamento per visitare Venezia
Sfrutta una falla del regolamento e la fin troppo ampia definizione di “conoscenti”

Sulla homepage del sito nocda.com la prima scritta che si legge è “Venezia città aperta”; appena sotto ci sono due pulsanti che invitano uno a donare un codice di accesso e l’altro a richiederlo: Nocda sta per “No al contributo di accesso” e i codici permettono a chiunque di aggirare il regolamento introdotto dallo scorso anno dal comune di Venezia che ha imposto il pagamento di un biglietto per visitare la città. L’ingegnoso boicottaggio sfrutta una delle falle di quel regolamento, in particolare la possibilità concessa agli abitanti di invitare un numero illimitato di conoscenti, parola dalla definizione piuttosto sfuggente.
Giovedì mattina i codici caricati e donati sul sito da persone che abitano a Venezia erano 165: ognuno può essere scaricato per ottenere un codice QR dalla piattaforma messa online dal comune per gestire i pagamenti e le esenzioni. Il codice QR deve essere mostrato in caso di controlli. Ogni codice può essere utilizzato al massimo da 10 persone, quindi in totale erano disponibili 1.650 inviti, ma nei giorni scorsi ne sono già state utilizzate decine di migliaia. Le donazioni sono incentivate dal fatto che i codici donati non sono associati alle persone che li ricevono: è un accorgimento imposto al comune per rispettare la privacy.
I conoscenti rientrano in una delle tante esenzioni previste dal comune che per anni ha studiato il modo di far pagare l’ingresso alla città (tutti i dettagli li avevamo spiegati in questo articolo).
Tra le persone esenti ci sono quelle che dormono a Venezia in albergo o in b&b, perché pagano la tassa di soggiorno, oltre ovviamente agli abitanti di Venezia, ma anche i loro parenti fino al terzo grado, chi lavora in città, le persone con disabilità, le persone convocate dagli uffici giudiziari, chi deve sottoporsi a esami o visite mediche. Dopo un lungo confronto con la Regione sono state esentate anche tutte le persone residenti in Veneto. Tutte le persone esenti devono registrarsi alla piattaforma e scaricare il codice QR (l’unica eccezione sono gli abitanti e i residenti in Veneto, a cui basta mostrare la carta d’identità).
Lo scorso anno il pagamento è rimasto in vigore per 29 giorni, quest’anno per 54 e chi prenota meno di quattro giorni prima di arrivare in città deve pagare 10 euro invece di 5. L’obiettivo dichiarato dal comune è limitare la quantità di turisti italiani e stranieri che ogni giorno arrivano a Venezia e se ne vanno poche ore dopo, senza fermarsi a dormire, i cosiddetti “escursionisti”.
Il primo anno di sperimentazione ha confermato i timori espressi lo scorso anno da molte associazioni che avevano criticato il piano del comune: il biglietto è servito più che altro a portare soldi nelle casse comunali, non a limitare l’arrivo di persone e quindi la cosiddetta turistificazione della città. Lo ha ammesso lo stesso comune nel bilancio del 2024 in cui ha scritto che il contributo di accesso in sé «non può certamente essere sufficiente al governo dei flussi turistici, ma il sistema creato per implementarlo costituisce una base per una futura serie di azioni integrate», senza però specificare quali.
Alessandro Tonin, il ricercatore che ha messo online il sito nocda.com, dice che lo ha fatto perché trova folle trattare Venezia come un parco divertimenti o come un museo a cielo aperto, accessibile solo dietro il pagamento di un biglietto. Anzi, secondo lui il contributo di accesso peggiorerà le cose perché è un modo per dire al mondo intero che Venezia non è più una città, ma un posto per turisti. «Stanno provando a regolamentare qualcosa che in una città vera e propria come Venezia non puoi regolamentare», dice. «La monocultura turistica si può combattere in molti altri modi, per esempio limitando le locazioni turistiche e riportando le persone ad abitare nel centro storico».
Tonin si è convinto a promuovere il boicottaggio anche perché pensa che il caso di Venezia sia un pericoloso precedente per molte altre città turistiche italiane che potrebbero fare la stessa cosa. Oltre al pagamento del biglietto, è contrario al controllo sistematico dei dati e quindi della vita delle persone. Ogni giorno oltre un centinaio di operatori tra steward e agenti della polizia locale fanno migliaia di controlli e agli abitanti capita di frequente di dover esibire i documenti tornando a casa.
Già dallo scorso anno Marco Rosa Salva, direttore di una scuola di musica, ha scelto un modo più artigianale di donare i codici: ogni tanto va alla stazione dove li offre ai turisti in attesa ai tornelli oppure li pubblica ogni giorno sui suoi profili social, da dove vengono diffusi e sfruttati. Lo fa perché è convinto che Venezia, in quanto città, debba continuare a essere aperta a chiunque. «Non ci sono solo gli abitanti e i turisti, tant’è che hanno dovuto fare una lunghissima serie di esenzioni», dice sostenendo che ci siano molti altri modi per ridurre il turismo di massa: limitando per esempio l’arrivo di autobus e crociere.
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Lo scorso anno il comune incaricò l’avvocato Alberto Berardi di denunciare le “attività illecite” degli abitanti che donano i codici come forma di boicottaggio. Alcuni amministratori si spinsero a ipotizzare il reato di truffa, pur senza accusare direttamente nessuno per evitare una controaccusa per diffamazione. A più di sei mesi dal mandato all’avvocato Berardi, che tra le altre cose è costato quattromila euro, né Tonin né Rosa Salva hanno ricevuto denunce.
Entrambi sostengono che la donazione dei codici rispetti il regolamento sul contributo di accesso anche perché il termine “conoscenti” è molto generico. Nella definizione di conoscenti infatti rientrano tutte le persone che non sono comprese in categorie più definite come coniuge, convivente, parenti con diverso grado di parentela. Il regolamento dice letteralmente che sono esentati i «soggetti che si rechino in visita a persone residenti nella città antica o nelle isole minori», senza specificare altro.
Negli ultimi tre giorni, come mai era successo in passato, i codici messi a disposizione sul sito o da Rosa Salva vengono scaricati quasi immediatamente: o l’iniziativa ha avuto un’improvvisa notevole notorietà oppure è un modo trovato dal comune per boicottare il boicottaggio.