È morto a 95 anni l’ex sindaco leghista di Treviso Giancarlo Gentilini, soprannominato “lo sceriffo” e noto per varie dichiarazioni discriminatorie

Giovedì è morto a 95 anni Giancarlo Gentilini, politico leghista e sindaco di Treviso per due mandati, dal 1994 al 2003. Era noto soprattutto per le sue posizioni politiche di destra estrema, per l’approccio securitario con cui amministrò la città (per cui venne soprannominato “lo sceriffo”) e per una serie di decisioni e dichiarazioni fortemente discriminatorie nei confronti di migranti e altre minoranze. Fu indagato, e anche condannato, per istigazione all’odio razziale.
Gentilini disse tra le altre cose che bisognava «sparare sui gommoni» dei migranti in arrivo, o che i migranti irregolari andavano vestiti «da leprotti per fare pim pim pim col fucile», cioè uccisi sparandogli mentre correvano in un campo. Una delle sue decisioni più note fu rimuovere alcune panchine dai giardini pubblici della città per impedire ai migranti neri di sedersi, sostenendo che servisse a non rendere la città una «terra di occupazione». Tra le altre cose disse che gli faceva venire «il voltastomaco» vedere due donne o due uomini che si baciavano, e che nei confronti delle persone LGBT+ fosse necessaria quella che definì una «pulizia etnica».
Gentilini fu poi vicesindaco di Treviso dal 2003 al 2013, dopo che perse le elezioni amministrative a cui si era ricandidato (peraltro con un’evidente allusione a Benito Mussolini, a cui si paragonò dicendo: «Voglio arrivare al ventennio come ha fatto qualcun altro nella storia ma non voglio fare la sua stessa fine»).