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  • Domenica 27 aprile 2025

In Australia hanno abbattuto centinaia di koala sparando dagli elicotteri

Secondo il governo statale sarebbero comunque morti in tempi brevi e soffrendo, ma ovviamente l'operazione non è stata presa bene

Due koala allo zoo di Sydney nel settembre del 2024 (Don Arnold/WireImage)
Due koala allo zoo di Sydney nel settembre del 2024 (Don Arnold/WireImage)
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Nelle ultime settimane alcuni elicotteri hanno sorvolato a circa 30 metri di altezza il parco nazionale di Budj Bim, un’area protetta circa 300 chilometri a ovest di Melbourne, in Australia. A bordo c’erano delle persone armate di fucili, che hanno sparato su oltre 750 koala, uccidendoli.

Per quanto possa sembrare assurdo, era un’operazione autorizzata dal governo dello stato di Victoria con l’obiettivo di porre fine alle sofferenze di quei koala: secondo il governo altrimenti sarebbero morti di fame o disidratazione, o per le ferite dovute a un incendio che lo scorso marzo aveva bruciato un quarto del territorio del parco. Ovviamente l’abbattimento di massa, che per numero e metodo non ha precedenti, ha provocato grandi proteste e indignazioni, e secondo le associazioni animaliste e molti scienziati si poteva evitare.

L’incendio al parco Budj Bim aveva bruciato numerosi alberi di eucalipto, che per i koala sono indispensabili sia come habitat che come fonte di nutrimento. La governatrice Jacinta Allan ha detto che tutti i koala uccisi erano «gravemente feriti e in grande sofferenza», e secondo il governo statale un intervento era urgente. Le modalità dell’abbattimento sono state decise consultando veterinari esperti e James Todd, un funzionario del dipartimento statale per l’Energia, l’Ambiente e l’Azione climatica (DEECA), ha detto al sito di notizie Vox che tutti gli altri metodi presi in considerazione «non erano adatti» per via delle difficoltà di accedere alle zone in questione.

L’abbattimento di massa è cominciato a inizio aprile ma la notizia è emersa solo la settimana scorsa, anche perché il governo locale non l’aveva annunciato pubblicamente.

I koala sono tra gli animali simbolo dell’Australia, nonché una delle attrazioni principali dei suoi parchi, e sono anche tra le specie considerate a rischio in tre stati del paese, cioè buona parte delle aree in cui vivono. I rischi per la conservazione della specie dipendono soprattutto dalla drastica riduzione del suo habitat naturale.

Per queste ragioni, e per le modalità con cui è stato svolto, l’abbattimento è stato duramente contestato dalle ong ambientaliste e da alcuni scienziati. Secondo Rolf Schlagloth, esperto di koala della Central Queensland University, la prima opzione in casi come questo dovrebbe essere il soccorso degli animali, e la loro uccisione solo una soluzione estrema. D’altra parte non è detto che uno sparo da quella distanza uccida l’animale: potrebbe invece provocargli ancora più sofferenze, ha puntualizzato Georgie Purcell, deputata dell’Animal Justice Party nel parlamento statale.

Tra le altre cose il piano per la gestione delle emergenze legate agli incendi nello stato di Victoria prevede che gli animali possano essere abbattuti solo quando la loro salute è «gravemente» messa a rischio, se hanno bisogno di interventi invasivi o se è improbabile che sopravvivano. Ma da 30 metri di distanza era probabilmente molto complicato capire quali tra loro avessero bruciature, problemi respiratori per via del fumo o altri problemi che potessero richiedere un’operazione chirurgica.

Al di là del metodo, le circostanze in cui sono stati abbattuti i koala hanno fatto riemergere il tema della loro tutela nel paese, e il governo dello stato è stato accusato di non fare abbastanza per salvaguardarli. Secondo le stime più recenti della DEECA, solo nello stato di Victoria i koala sarebbero tra i 129mila e i 286mila. Tuttavia secondo alcune organizzazioni di difesa degli animali negli ultimi vent’anni in certe aree la popolazione si è dimezzata a causa delle malattie e di altri fattori, ma soprattutto a causa della perdita di habitat legata al disboscamento compiuto per realizzare nuove infrastrutture e al cambiamento climatico, che aumenta la frequenza di eventi meteorologici estremi come gli incendi.

Per dare l’idea, è stato stimato che i devastanti incendi del 2019 e 2020 avessero ucciso o costretto a spostarsi 3 miliardi di animali, tra cui 60mila koala. E uno studio del 2023 ha concluso che circa il 40 per cento delle aree popolate dai koala sia a forte rischio di incendi, con gravi conseguenze per gli animali.

Nel Queensland, nel Nuovo Galles del Sud e nel Territorio federale dove si trova la capitale australiana Canberra i koala sono una specie considerata a rischio dal 2022. Nello stato di Victoria la popolazione invece è stabile, ma concentrata in aree specifiche note come “isole abitative”, tra cui appunto il parco di Budj Bim. E questa concentrazione è un problema, hanno spiegato in un articolo pubblicato su The Conversation Liz Hicks e Ashleigh Best, docenti di legge all’Università di Melbourne.

Quando i koala sono troppo numerosi rischiano di divorare tutte le foglie degli eucalipti, con il risultato che da un lato indeboliscono le piante e dall’altro per non morire di fame si devono spostare altrove. Il problema si aggrava quando ci sono incendi come quello di marzo o periodi prolungati di siccità, e anche se vicino alle zone in cui si concentrano gli animali ci sono piantagioni commerciali di eucalipto, come nel caso del Budj Bim. Per trovare cibo infatti i koala sfruttano anche questi alberi, e in una condizione di abbondanza simile proliferano. Una volta che vengono tagliati, però, devono ritornare nel parco trovando meno cibo di quello di cui avrebbero bisogno, mettendo ulteriore pressione sull’ecosistema.

In passato il DEECA aveva gestito il problema del sovrappopolamento spostando gli animali altrove oppure sterilizzandoli. A detta di Schlagloth comunque abbatterli per via aerea come è stato fatto in queste settimane è crudele e indiscriminato, nonché uno degli ennesimi esempi nella «lunga lista della cattiva gestione della specie e del suo habitat».

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