Le influencer antifemministe che parlano alle donne

Sono soprattutto americane e inglesi, che idealizzano la vita casalinga e demonizzano aborto, contraccezione e indipendenza economica

Una serie di video a tema "tradwife" su TikTok (il Post)
Una serie di video a tema "tradwife" su TikTok (il Post)
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Brett Cooper ha 23 anni, vive in una fattoria nello stato americano del Tennessee, è sposata da un anno e sta aspettando il primo figlio. Su Instagram la seguono 1,3 milioni di persone, su YouTube 1,5. Di questi, 900mila hanno cominciato a seguirla soltanto dall’inizio di quest’anno, rendendo il suo canale uno di quelli che è cresciuto di più nell’ultimo trimestre negli Stati Uniti.

Sul suo canale, seguito soprattutto da un pubblico femminile, Cooper commenta la cultura pop e le ultime notizie riguardanti le celebrità con uno stile colloquiale, che dà l’aria di far parte di una chiacchierata tra amiche. Superficialmente, quelli su cui si è specializzata potrebbero sembrare temi che hanno poco a che fare con la politica. Ascoltandola con un po’ più di attenzione, però, ci si accorge velocemente che Cooper riprende spesso e volentieri il genere di argomenti ultraconservatori e antifemministi che si trovano spesso e volentieri tra le fasce più radicali del partito Repubblicano.

Per esempio, parlando del fatto che sei donne, tra cui la cantante Katy Perry, siano state recentemente mandate per qualche minuto nello spazio durante l’ultimo lancio del razzo New Shepard di Blue Origin, Cooper ha detto che «queste donne dipendono completamente dagli uomini che hanno costruito questa navicella spaziale. A dire il vero, siamo tutti dipendenti dagli uomini, perché sono loro che hanno costruito la civiltà: le case in cui viviamo, lo studio in cui sto registrando». Quando viene chiamata ospite in un podcast, poi, fa spesso discorsi in cui sottolinea che la priorità delle donne dovrebbe essere rendersi desiderabili ed essere scelte da un uomo. Di recente, ad esempio, ha detto: «Se non vai in palestra, non ti prendi cura di te stessa, non ti piacciono i bambini, ti interessa solo la tua carriera e odi il patriarcato, nessun uomo decente ti sceglierà».

Cooper non è la sola creator di questo tipo ad avere successo online, soprattutto negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Tra Instagram, TikTok, Reddit e podcast, si stanno moltiplicando gli spazi digitali pensati per un pubblico femminile i cui creatori condividono posizioni di estrema destra e predicano un ritorno a una subordinazione delle donne nei confronti degli uomini. Spesso si presentano come apolitici, e si concentrano su temi come il fitness, la salute, il cibo sano, la pulizia della casa, o anche consigli relativi alla vita sessuale e sentimentale.

Lo stesso fenomeno si era già osservato da tempo in relazione ai contenuti pensati esplicitamente per un pubblico maschile. Dopo le elezioni presidenziali del novembre del 2024, negli Stati Uniti si è parlato del fatto che molti dei contenuti consumati in larga parte da giovani uomini online – podcast, ma anche dirette su Twitch o su YouTube – condividessero più o meno sottilmente opinioni molto conservatrici, misogine e razziste. Molto spesso, le persone che seguono questi contenuti non vi si avvicinano perché condividono già quelle posizioni politiche, ma perché stanno cercando qualcuno che parli in modo divertente dei loro interessi, come i videogiochi o lo sport, oppure che dia consigli su come migliorare il proprio aspetto fisico e avere maggior successo con le ragazze.

Varie giornaliste e studiose sottolineano che la stessa cosa ha cominciato a succedere anche con i contenuti diretti a un pubblico femminile. In parte, si tratta di sforzi organizzati specificatamente per ottenere risultati elettorali favorevoli ai partiti di destra, soprattutto negli Stati Uniti. Cooper, per esempio, lavora da anni con think tank di estrema destra come PragerU e Turning Point USA. L’obiettivo è quello di spostare quante più elettrici possibili verso destra, considerato che alle elezioni presidenziali del novembre del 2024 le elettrici americane avevano già votato un po’ meno per i Democratici rispetto a quelle del 2020.

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Altre creator non sono attivamente sponsorizzate da think tank o gruppi politici, ma criticano frequentemente il femminismo e «sono allineate nel loro desiderio di tornare a una divisione dei ruoli di genere più essenzialista, in cui le donne fanno le casalinghe sottomesse e gli uomini i forti capifamiglia», riassume la giornalista Anna Silman sul Guardian.

Secondo la giornalista di destra Jessica Marie Baumgartner, questi contenuti stanno raggiungendo un numero crescente di utenti perché «molte persone si stanno rendendo conto che i nostri nonni basavano le loro vite su valori molto belli e ottimisti. Oggi lavoriamo tutti troppo. Siamo così stanchi che riusciamo a malapena a stare dietro ai nostri figli. Conosciamo a malapena i nostri vicini di casa».

Le influencer conservatrici, come le loro controparti maschili, ritengono che il problema sia l’allontanamento da uno specifico assetto sociale che è peraltro esistito molto brevemente e soltanto per determinate fasce sociali: quello degli anni Cinquanta, in cui il marito riusciva da solo a mantenere l’intera famiglia, e la moglie aveva il solo ruolo di occuparsi della casa e dei figli. Una situazione che, come osservarono pensatrici, attiviste e giornaliste femministe dell’epoca, manteneva le donne in una posizione di totale dipendenza economica dai mariti e sfociava molto spesso in situazioni di angoscia e depressione.

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Queste content creator «stanno cercando di dire a una generazione di giovani donne che essere femministe è un difetto, che l’amministrazione Trump vuole aiutare le donne, che dovrebbero fare figli il prima possibile, che la pillola anticoncezionale fa loro del male: insomma, propongono alle donne americane un enorme passo indietro», scrive la giornalista Maggie Bullock. Nel farlo, però, «ti danno l’idea di essere carine e gentili, tipo “non preoccuparti, non abbiamo posizioni radicali, ti stiamo solo dicendo la verità”. Sono lupi travestiti da agnelli».

Queste posizioni si ritrovano anche in podcast e profili in cui si parla principalmente di alimentazione, salute e fitness, e dove vengono proposte teorie contro i vaccini o gli anticoncezionali. L’istituto di ricerca Institute for Strategic Dialogue, che si occupa soprattutto di studiare la radicalizzazione online, ha per esempio osservato che le utenti che interagiscono con Culture Apothecary, il podcast di salute e benessere della conservatrice Alex Clark, vengono esposte molto più facilmente a contenuti di estrema destra, anche quando non avevano dimostrato alcun interesse del genere in precedenza.

Ci sono poi le cosiddette “tradwives”, donne che vivono il proprio matrimonio in modo molto conservatore e predicano l’importanza dell’autorità dei mariti sulle scelte familiari e della limitazione della vita delle donne alla dimensione domestica. È un movimento particolarmente visibile su Instagram e TikTok, dove le tradwives di maggior successo hanno anche milioni di follower. Sui loro profili mostrano costantemente una versione romanticizzata della loro vita da casalinghe, dipingendola come un’esistenza lenta e appagante, lontana dallo stress del lavoro salariato, in cui c’è tutto il tempo per indossare lunghi vestiti a fiori svolazzanti, cucinare, giocare con i bambini e magari anche tenere l’orto e mungere le mucche.

Anche quando le influencer “tradwife” non parlano esplicitamente di politica – e molte lo fanno, soprattutto per esprimersi contro l’aborto, i vaccini, gli anticoncezionali o il femminismo – «la cultura in cui sono inserite si basa implicitamente o esplicitamente su una mancanza di fiducia nell’assetto sociale contemporaneo», ha detto la storica Kathleen Belew.

Le donne che ne seguono i consigli, però, finiscono spesso per trovarsi in situazioni difficili. In un articolo recente su Elle, la giornalista Sarah Stankorb ha raccontato che molte tradwives pentite stanno creando comunità online per cercare di aiutare le donne deluse da questo stile di vita: alcune non hanno accesso ai conti bancari della famiglia e devono rendere conto ai mariti per ogni singola spesa, altre non hanno mai lavorato né preso la patente. Alcune sono cresciute all’interno di comunità fortemente religiose dove questo genere di relazione è ancora incoraggiata; altre hanno scoperto la comunità delle tradwives online e sono state attratte dallo stile di vita che proponevano.

L’autrice Jo Piazza, che ha da poco finito di scrivere un libro ambientato in questa comunità, ha detto a Stankorb che nella sua esperienza «l’immagine idealizzata e altamente filtrata» comunicata dalle tradwives online è molto pericolosa perché «nasconde l’entità del lavoro quotidiano svolto da queste donne e l’effetto emotivo provocato dall’essere completamente dipendenti da un uomo».

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