Un grosso alleato degli Stati Uniti è entrato nella “nuova Via della Seta” cinese
È la Colombia, il cui presidente di sinistra Gustavo Petro ha un pessimo rapporto con Donald Trump

All’inizio di questa settimana, mentre si trovava in Cina in visita alla Muraglia cinese, il presidente colombiano Gustavo Petro ha annunciato che la Colombia entrerà nella “nuova Via della Seta”, il grande progetto infrastrutturale cinese noto con il suo nome in inglese Belt and Road Initiative (BRI). È una notizia che segnala un cambiamento notevole nella politica estera della Colombia, paese che negli ultimi decenni era stato il più affidabile e costante alleato degli Stati Uniti nell’America Latina. Di recente però con Gustavo Petro, il primo presidente di sinistra della storia colombiana, la Colombia si è progressivamente allontanata dall’amministrazione americana.
Una ragione, non secondaria, è stato Donald Trump, che si è scontrato duramente con Petro nelle prime settimane del suo governo. Il governo colombiano inoltre sta attraversando una grossa crisi sia politica sia a livello di immagine. Probabilmente Petro sta cercando nella Cina nuovi appoggi al suo governo.
La Belt and Road Initiative è un enorme progetto annunciato nel 2013 dal presidente cinese Xi Jinping. Prevede l’investimento di centinaia di miliardi di dollari in vari paesi con l’obiettivo esplicito di rafforzare le infrastrutture commerciali nel mondo, e con quello implicito di espandere l’influenza della Cina in Africa, Asia e America Latina. Quasi tutti i governi occidentali considerano il progetto un tentativo da parte della Cina di aumentare la propria influenza economica e politica in paesi non esattamente ricchi che in estrema sintesi hanno bisogno di soldi per rifare i propri ponti e le proprie strade.
Oltre due terzi dei paesi dell’America Latina fanno parte della BRI: tra questi l’Argentina, il Perù, il Venezuela, il Cile, l’Ecuador, l’Uruguay e buona parte dei paesi dell’America Centrale. La Colombia non ci era mai entrata soprattutto a causa del suo rapporto politico ed economico molto stretto con gli Stati Uniti: è una collaborazione che riguarda questioni di sicurezza e la lotta al narcotraffico. Gli Stati Uniti sono inoltre il principale partner commerciale colombiano.

Il presidente cinese Xi Jinping e quello colombiano Gustavo Petro a Pechino il 13 maggio 2025 (AP Photo/Andy Wong)
La crisi principale tra la Colombia di Petro e gli Stati Uniti di Trump c’è stata a gennaio, quando gli Stati Uniti inviarono in Colombia due aerei che avevano a bordo delle persone migranti che erano state espulse dall’amministrazione americana. In un primo momento la Colombia impedì l’atterraggio dell’aereo, e in risposta Trump impose dazi del 25 per cento. A quel punto, il governo di Petro fu costretto a cedere, e pagò la sua dipendenza commerciale dagli Stati Uniti: per farsi togliere i dazi, non solo iniziò ad accogliere i migranti, ma inviò aerei per andare a prenderli in territorio statunitense.
Da quel momento Petro ha cominciato a parlare della necessità per la Colombia di cambiare i propri rapporti commerciali con l’alleato e di recente ha sostenuto inoltre che «l’estrema destra statunitense, la stessa che uccise John Kennedy negli Stati Uniti», vuole far cadere il suo governo.
La Cina ha voluto approfittare di questa situazione e ha iniziato ad aumentare gli sforzi diplomatici per migliorare i rapporti con la Colombia. Zhu Jingyang, l’ambasciatore cinese in Colombia, ha detto che i rapporti tra i due paesi sono al loro picco degli ultimi 45 anni. Con l’ingresso nella BRI, questo corteggiamento ha portato a risultati concreti.
Non è ancora chiaro però quando la Colombia entrerà definitivamente nella nuova Via della Seta. Per un paese entrare nella BRI comporta una maggiore cooperazione politica con la Cina, e soprattutto lo sblocco di investimenti economici e nuove opportunità commerciali. Non sempre l’ingresso nella BRI ha favorito i paesi che ne fanno parte: ci sono stati casi in cui le infrastrutture sono state costruite da aziende cinesi per favorire gli interessi cinesi, e non hanno contribuito all’economia locale.
La ministra degli Esteri colombiana Laura Sarabia ha comunque detto che l’ingresso nella BRI non deve essere visto come una provocazione contro gli Stati Uniti.