Israele ha detto che consentirà l’ingresso di alcuni aiuti nella Striscia di Gaza
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha parlato di limitate consegne di cibo, dopo due mesi di blocco totale imposto dal suo esercito

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che permetterà di nuovo l’ingresso di cibo e viveri nella Striscia di Gaza, dopo che il suo stesso governo lo aveva bloccato del tutto più di due mesi fa. La situazione nella Striscia è drammatica: l’ONU ha esaurito le scorte e i casi di denutrizione grave sono aumentati. Nel frattempo Israele sta espandendo le operazioni militari nell’area, con oltre 130 persone uccise solo tra sabato e domenica.
Netanyahu ha parlato di una «quantità di base di cibo», senza specificare in cosa o quanto consista, ma suggerendo che sarà piuttosto limitata. Lunedì in un video ha specificato che questa decisione è stata presa per ragioni «pratiche e diplomatiche», dopo che anche gli «amici» di Israele gli hanno fatto capire che non avrebbero potuto continuare a sostenerlo davanti a delle immagini di «carestia diffusa». Da mesi molti esperti di diritto internazionale accusano il governo israeliano di usare la fame come arma di guerra contro la popolazione di Striscia di Gaza.
Netanyahu ha detto quando terminerà il blocco e ha sostenuto che l’esercito israeliano farà in modo che gli aiuti non finiscano ad Hamas, citando il pretesto con cui finora li aveva impediti e ostacolati nonostante la disastrosa situazione nella Striscia (e nonostante l’occupazione dell’esercito si sia estesa).
Almeno inizialmente, i nuovi aiuti che Israele ha promesso dovrebbero entrare secondo le modalità con cui arrivavano prima del blocco. Israele non si è mai occupato direttamente della distribuzione degli aiuti, che venivano presi in consegna e distribuiti dentro alla Striscia dall’ONU e da ONG come World Central Kitchen.
Intanto però il governo israeliano sta elaborando un piano diverso per l’ingresso degli aiuti, che dovrebbero essere conservati in «centri di distribuzione sicuri» nel sud della Striscia di Gaza, sorvegliati in collaborazione con i soldati israeliani. Una volta raccolto in questi centri, il cibo sarebbe consegnato ai gruppi umanitari per la distribuzione.
Il piano, che sarà messo in atto una volta pronto definitivamente, forse fra poche settimane, è già stato criticato: violerebbe le norme del diritto internazionale, in quanto potrebbe essere sfruttato da Israele per costringere la popolazione palestinese a spostarsi vicino ai centri di distribuzione degli aiuti nel sud della Striscia di Gaza, uno degli obiettivi dichiarati della sua nuova offensiva.
È possibile che la decisione di Netanyahu abbia risentito delle recenti critiche di Donald Trump, che finora era stato molto vicino alle posizioni israeliane – di quelle della comunità internazionale, intensissime, Netanyahu non si è mai curato granché.
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