George Simion ha chiesto di annullare un’altra volta le presidenziali in Romania
Il sovranista, che le ha perse, sostiene la versione della propaganda russa su imprecisate interferenze di Francia e Moldavia

Martedì il sovranista George Simion ha annunciato un ricorso alla Corte costituzionale della Romania per chiedere l’annullamento delle elezioni presidenziali, che domenica ha perso contro l’europeista Nicușor Dan. Nel farlo Simion ha aderito alla versione, sostenuta dalla propaganda russa, secondo cui ci sarebbero state interferenze francesi. Ha sostenuto di avere «prove», ma non le ha fornite.
La tattica di Simion è stabilire un parallelismo tra il ballottaggio delle presidenziali e il primo turno dello scorso novembre, che era stato annullato perché l’intelligence romena aveva riscontrato (davvero) interferenze russe a favore del candidato ultranazionalista Călin Georgescu, che l’aveva vinto a sorpresa. Georgescu è uno stretto alleato politico di Simion. È anche possibile che la mossa di Simion gli serva per giustificare la sconfitta, dopo che aveva vinto nettamente il primo turno.
Peraltro, nel post con cui ha comunicato il suo ricorso, Simion è sembrato avallare le motivazioni con cui la Corte costituzionale aveva invalidato il voto, che invece finora aveva sempre respinto, parlandone come di «un colpo di stato». Nel post Simion ha scritto che agiva:
«Per le stesse ragione per cui le elezioni erano state annullate: INFLUENZE ESTERNE di attori statali e non-statali. Stavolta dimostrate da prove! Né la 🇫🇷 né la 🇲🇩, né nessun altro hanno il diritto di interferire nelle elezioni di un altro stato. A tutti i romeni: chiedete urgentemente alla Corte costituzionale di annullare questa farsa. Non ci arrenderemo […]».
L’uso delle emoji con le bandierine è un po’ una fissa di Simion. Le aveva messe anche in un post, poi cancellato, in cui la notte delle elezioni si auto-attribuiva la vittoria, prima di riconoscere con riluttanza la sconfitta, solo che aveva sbagliato bandiera: c’era quella del Ciad, un paese africano, che in effetti è molto simile a quella romena (differiscono per una sfumatura di blu).

Il fondale di una conferenza stampa di AUR, il partito di Simion, il 20 maggio (EPA/ROBERT GHEMENT)
La versione di Simion, che comunque non ha contestato lo scrutinio dei voti, è che ci siano state irregolarità nel voto estero in Moldavia e imprecisate influenze francesi. La seconda è una cosa di cui aveva parlato già prima del voto – aveva accusato il presidente francese Emmanuel Macron di avere «tendenze dittatoriali» – ma si è appoggiata ad alcune affermazioni di Pavel Durov, rilanciate dalla propaganda russa e dal portavoce del regime Dmitry Peskov.
Durov è il fondatore e il CEO del servizio di messaggistica Telegram. Domenica aveva scritto su X che un governo gli aveva chiesto di «silenziare le voci conservatrici» sulla piattaforma durante le elezioni romene, ma che lui non aveva accettato. Non aveva detto quale governo, ma aveva scritto «indovinate quale 🥖» con un riferimento – anche qui un’emoji, di una baguette – piuttosto inequivocabile alla Francia. Il ministero degli Esteri e i servizi segreti francesi hanno smentito tutto.
Durov ha rapporti conflittuali col governo francese. Lo scorso agosto era stato arrestato in Francia, e da allora è in libertà vigilata dopo aver pagato una cauzione di 5 milioni di euro. È accusato di complicità nelle attività criminali che si svolgevano su Telegram, fra cui traffico di droghe e diffusione di materiale pedopornografico, per via delle mancanze nelle regole di moderazione della piattaforma, e di non aver condiviso con le autorità giudiziarie i dati degli utenti nel caso di procedimenti legali nei loro confronti (cosa che poi si era impegnato a fare).
Simion stesso ha detto di non avere grosse aspettative sull’annullamento delle presidenziali e ha chiesto ai romeni di fare separatamente altri reclami alla Corte, dicendo che il suo staff darà loro i template.
– Leggi anche: Nicușor Dan, l’europeista