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  • Sabato 24 maggio 2025

Il cibo e le medicine distribuiti a Gaza sono del tutto insufficienti

Secondo le stime dell’ONU servirebbe ogni giorno il quintuplo dei beni consegnati in quasi una settimana

La ressa a una distribuzione di cibo a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, il 23 maggio
La ressa a una distribuzione di cibo a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, il 23 maggio (AP Photo/Abdel Kareem Hana)
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Questa settimana nella Striscia di Gaza sono entrati circa 396 camion di cibo e medicinali, cioè le uniche consegne che Israele ha consentito in modo molto limitato da lunedì scorso. Di questi però solo 119 hanno raggiunto i magazzini delle Nazioni Unite (ONU) e sono quindi stati distribuiti: gli altri sono rimasti bloccati subito oltre il varco di Kerem Shalom, sul lato palestinese del confine. Il fabbisogno di provviste di beni di prima necessità nella Striscia, secondo le stime dell’ONU, è di almeno 500 camion al giorno.

L’ONU e le organizzazioni umanitarie che lavorano a Gaza hanno ribadito che la quantità di beni primari arrivata alla popolazione è del tutto insufficiente: in una intera settimana sono entrati nella Striscia meno dei camion che arrivavano ogni giorno durante il cessate il fuoco interrotto da Israele a marzo. Da allora la già catastrofica situazione umanitaria è stata aggravata da due mesi e mezzo di blocco totale delle forniture e dall’espansione degli attacchi israeliani, tanto via terra quanto coi bombardamenti.

Anche per i pochi camion che sono potuti entrare, resta il problema di farli arrivare a destinazione. Molti carichi rimangono almeno bloccati al confine un giorno prima di ripartire per la propria destinazione. Oltre a condurre ispezioni laboriose, l’esercito israeliano temporeggia sulle autorizzazioni e indica percorsi inadeguati per il transito dei camion, che passano da zone non sicure.

Camion carichi di cibo in un magazzino del Programma alimentare mondiale a Zawaida, nella parte centrale della Striscia di Gaza, il 21 maggio

Camion carichi di cibo in un magazzino del Programma alimentare mondiale a Zawaida, nella parte centrale della Striscia di Gaza, il 21 maggio (AP Photo/Abdel Kareem Hana)

Il Programma alimentare mondiale dell’ONU ha riferito che sono stati saccheggiati 15 camion che trasportavano farina ai suoi punti di distribuzione del pane, che hanno potuto riaprire solo giovedì dopo che a fine marzo avevano esaurito le scorte. L’ONU ha detto che «il pane non basta alle persone per sopravvivere», chiedendo che oltre alla farina sia possibile portare alimenti freschi. Il Programma alimentare mondiale aveva terminato le altre riserve di cibo a Gaza verso fine aprile. Fuori dai confini della Striscia ha 3mila camion già carichi, a cui è impedito l’ingresso.

A Gaza la situazione è disperata, e gli effetti delle poche consegne avvenute non sono stati avvertiti ovunque. L’agenzia Reuters ha raccontato la vita di una delle molte famiglie che fanno la fame, composta da una madre e nove figli. Per giorni la donna ha dovuto far bastare mezzo chilo di lenticchie cotte per tutta la famiglia: quelle che prima dell’invasione israeliana avrebbero coperto un solo pasto.

Oltre al cibo servono anche prodotti per l’igiene e per purificare l’acqua, e il carburante. Tra le altre cose è necessario per i generatori della panetterie dell’ONU e per quelli degli ospedali, che non lo ricevono da più di 80 giorni.

Venerdì il segretario generale dell’ONU, António Guterres, ha accusato il governo israeliano di aver permesso di consegnare «il corrispettivo di un cucchiaino da tè di aiuti, quando sarebbe necessaria un’inondazione». Guterres ha chiesto a Israele di rispettare la legislazione internazionale visto che «in quanto potenza occupante, deve consentire e facilitare» le consegne.

Distribuzione di pane del Programma alimentare mondiale a Deir al-Balah, il 22 maggio

Distribuzione di pane del Programma alimentare mondiale a Deir al Balah, il 22 maggio (AP Photo/Abdel Kareem Hana)

Guterres ha anche detto che i magazzini dell’ONU nella Striscia possono ricevere carichi per l’equivalente di 9mila camion e che le sue infrastrutture sarebbero pronti a gestirli. Lo ha ribadito contestando il piano del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che, di fatto, esautorerebbe l’ONU per affidare la distribuzione di cibo e medicine a una sola organizzazione creata dallo stesso governo israeliano. L’obiettivo di Netanyahu è ridurre i punti di distribuzione di beni di prima necessità e concentrarli tutti nel sud della Striscia, per costringere i palestinesi ad abbandonarne la parte settentrionale.

Tra venerdì e sabato nuovi attacchi israeliani hanno ucciso almeno 74 persone, secondo il ministero della Salute della Striscia. Tra loro ci sono nove figli di Alaa al-Najjar, una dottoressa dell’ospedale di Khan Yunis, uccisi in un bombardamento che ha colpito casa loro. Al-Najjar era in servizio all’ospedale quand’è successo.

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