Matera deve decidere se rimanere soltanto quella dei Sassi

La nomina a capitale della cultura del 2019 portò soldi e un bel fermento, che oggi si è un po' spento

di Laura Fasani

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Sul muro sopra la porta di un edificio in via Ridola, nel centro di Matera, c’è una scritta che dice: «Questo è l’ingresso di un museo che ancora non esiste». Le parole “ancora” e “non” sono state barrate quando il Tower Art Museum (TAM) ha aperto finalmente nel 2022.

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Il TAM è un museo di arte contemporanea ricavato dentro una torre all’interno dei Sassi, i due quartieri di Matera scavati nella calcarenite di colore ocra che hanno reso la città famosa in tutto il mondo. Lo hanno progettato nel 2017 quattro ragazzi, diventati poi sette soci, tornati a Matera per aprire il museo nella torre che la nonna di Mauro Acito aveva lasciato alla famiglia all’inizio degli anni Settanta. Acito, che aveva 25 anni e aveva lavorato al museo d’arte contemporanea di Bruxelles, dice che in quel momento Matera «stava diventando il posto in cui fare davvero progetti culturali».

Erano gli anni in cui si stava progettando cosa fare nel 2019, l’anno in cui Matera sarebbe diventata l’annuale capitale europea della cultura insieme a Plovdiv, in Bulgaria. Allora in città c’erano fermento, idee e soldi: oltre 50 milioni di euro stanziati con lo scopo di farla diventare un centro culturale permanente. Il TAM non faceva parte dei progetti direttamente finanziati dai fondi per Matera 2019 (i soci misero i loro soldi e fecero mutui con le banche), ma Acito lo considera comunque un’eredità indiretta dell’anno della capitale, che diede in effetti un notevole impulso a chi aveva un’idea in ambito culturale.

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Oggi il TAM si è costruito un’ottima fama, online ha recensioni eccellenti e un profilo Instagram molto seguito, per un piccolo museo. Rimane però un po’ un’eccezione, rispetto a tutto il resto. Secondo diverse persone che presero parte a quel processo la spinta del 2019 è un po’ scemata, e oggi l’immagine di Matera è tornata a essere legata soprattutto all’enorme popolarità dei Sassi, che portano un turismo per molti aspetti monodimensionale, per quanto il resto della città e l’intera provincia abbiano parecchio altro da offrire.

Il futuro del turismo e l’eredità un po’ accantonata del 2019 sono due delle questioni centrali che dovrà affrontare il prossimo sindaco: a Matera, come in diverse altre città italiane, il 25 e il 26 maggio si è votato per il primo turno delle elezioni comunali e l’8 e il 9 giugno ci sarà il ballottaggio.

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I candidati al primo turno erano cinque. I due che si contenderanno la vittoria al ballottaggio sono Roberto Cifarelli, di centrosinistra, consigliere regionale del Partito Democratico sostenuto da nove liste civiche (tra cui non c’è però il PD) e vincitore delle primarie aperte promosse da un gruppo di ragazzi e ragazze (ci arriviamo); e Antonio Nicoletti, per il centrodestra. Ingegnere, direttore della Fondazione Matera-Basilicata 2019 e fino a pochi mesi fa direttore generale dell’Apt, l’Azienda di promozione del territorio di Basilicata, molto stimato trasversalmente. Lo sostengono sei liste, tra cui Fratelli d’Italia e Forza Italia.

In campagna elettorale si è parlato molto di turismo e cultura: una delle questioni riguarda cosa sia andato storto dal 2019 a oggi. In che modo, insomma, Matera possa riguadagnare lo slancio di un anno in cui riuscì ad attirare quasi 400mila turisti (il quadruplo rispetto al 2010) oltre a decine di milioni di investimenti.

Le ragioni del declino di una progettazione culturale condivisa sono diverse, ma a Matera molti attribuiscono buona parte delle responsabilità alla pandemia, che cominciò subito dopo l’anno della capitale della cultura, e a una scarsa capacità delle istituzioni di strutturare l’esperienza di Matera 2019 e darle un seguito che non fosse soltanto il turismo. Un problema che riguarda diverse città italiane, a vari livelli: a un certo punto arrivano le risorse – soldi, attenzioni, turisti – ma poi strutturarle sul lungo periodo diventa complicato, a maggior ragione in una città relativamente piccola come Matera (ci vivono meno di 60mila persone).

Rossella Tarantino, che dal 2010 al 2022 è stata dirigente e poi direttrice di Fondazione Matera-Basilicata 2019, dice che la candidatura di Matera fu in qualche modo visionaria: partiva dai Sassi – che nel 1993 furono inseriti nella lista dei patrimoni dell’umanità UNESCO – ma proponeva un modello culturale partecipativo “dal basso”.

Teneva dentro varie associazioni, le invitava a proporre iniziative con altri enti internazionali, e puntava a coinvolgere gli abitanti e i turisti come mai prima di allora, cercando di creare delle relazioni con i luoghi. Tarantino dice che quel modello funzionò ed entusiasmò molti materani, come dimostra la nascita dell’associazione dei volontari di Matera 2019. «Ci dicemmo che sì, la nostra piccola città senza Brunelleschi o la Scala poteva produrre cultura, e poteva farlo senza cercare di essere il nord, ma ispirandosi a quello che c’era»: cioè per esempio un sacco di spazi adatti a ospitare eventi, rassegne, concerti, o anche solo gruppi di lettura, per via della storia stratificata della città che aveva lasciato piazze, chiese, vicoli, palazzi, ma persino cave di pietra oggi esaurite.

Lei e altri sono convinti che l’esperienza di Matera abbia in generale fatto fare notevoli passi avanti alla città e ravvivato il desiderio di partecipazione dei suoi abitanti. Il problema maggiore è stato poi dare continuità a quel fermento, che il giornalista Serafino Paternoster ha descritto bene in un libro dedicato alla candidatura di Matera, Le città invincibili. «Oggi però diversi luoghi aperti per le iniziative del 2019, in città e in periferia, sono stati chiusi o non sono più stati utilizzati», osserva Tarantino.

Uno di questi è Cava del Sole, una cava sulla via Appia che porta verso il centro storico dove un tempo si estraevano i blocchi di tufo calcareo con cui si costruì la città: in vista del 2019 fu riqualificata per ospitare eventi, lì si svolsero la cerimonia di apertura e chiusura. Negli anni successivi a Cava del Sole c’è stato un grosso festival musicale che ha attirato migliaia di persone, il Sonic Park, ma nel 2024 è stato sospeso dopo che la cava è stata chiusa per un problema legato ai vincoli ambientali dell’area.

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Durante un incontro lunedì sera a Matera Gigi Esposito, che da 38 anni organizza la rassegna di musica jazz “Gezziamoci” (tra le iniziative più di richiamo in città insieme al Matera Film Festival), dice che le associazioni di materani hanno un sacco di idee ma i bandi e gli spazi a disposizione per concretizzarle sono pochi.

Uno chiuso da tempo per esempio è il teatro Duni, il principale della città, che il comune ha comprato all’asta dopo una lunga fase di stallo e ora sta ristrutturando. Non c’è quindi a Matera una vera stagione teatrale: spettacoli e concerti vengono organizzati per lo più al cinema teatro Gerardo Guerrieri, ristrutturato di recente, e al conservatorio Egidio Romualdo Duni, che si dà un gran da fare.

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Non è solo una questione di spazi. Ce ne sono peraltro altri notevoli tuttora aperti, come la Casa Cava, un centro culturale ricavato dentro una cava di pietra a lungo usata come discarica. Molti ricordano con nostalgia Materadio, un festival di Radio 3 organizzato ai Sassi che richiamava un pubblico notevole, e il Women’s Fiction Festival, una rassegna internazionale di letteratura femminile che si è tenuta dal 2004 al 2021. Poi i costi sono aumentati e dalla regione non sono più arrivati finanziamenti: entrambi sono stati chiusi.

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La notorietà acquisita nel 2019 ha contribuito molto ad accrescere il turismo, che a Matera è un fenomeno piuttosto recente: esiste dagli anni Novanta, più o meno da quando è stata inserita nel patrimonio UNESCO, e ha avuto una crescita significativa proprio da quando è stata annunciata la candidatura a capitale della cultura.

Da allora però si è sviluppato in modo molto spontaneo e non si è ancora stabilizzato: i turisti arrivano da tutto il mondo per vedere i Sassi con le grotte in cui fino agli anni Cinquanta vivevano molte famiglie materane, e le affascinanti chiese rupestri, ma generalmente si fermano poco. La fama di questo paesaggio molto suggestivo è stata peraltro alimentata da numerosi film girati a Matera, tra cui La Passione di Cristo di Mel Gibson nel 2004, No Time to Die nel 2021 (il 25esimo film di James Bond) e la più recente serie tv della Rai Imma Tataranni – Sostituto procuratore.

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Per accogliere il flusso sempre più grande di turisti sono stati aperti subito centinaia di b&b e alcuni nuovi alberghi. Passeggiando per le vie di Sasso Caveoso e Sasso Barisano, che assieme formano la zona dei Sassi, si vedono moltissime targhe di strutture del genere.

Italo Massari, colui che di fatto ideò il gruppo dei volontari per la capitale della cultura, abita ai Sassi da più di trent’anni. È una delle persone più appassionate della sua città che si possano incontrare, e quindi osserva con un po’ di dispiacere che i suoi vicini di casa sono ormai solo le strutture ricettive. Nel tempo diversi materani hanno lasciato i Sassi per mettere in affitto le proprie case, dice Massari, così da avere una rendita.

«C’è chi lo ha fatto perché magari lavorava nel settore del mobile imbottito, che era uno dei principali di Matera e poi è entrato in crisi. Altri invece puntano alle carovane di turisti». Che attraversano i Sassi a piedi e in bicicletta, a bordo dei piccoli autobus rossi, degli NCC e delle macchinine dei tour guidati, e poi si inerpicano verso la chiesa di Santa Maria di Idris dietro a una guida che sventola il suo ombrellino colorato.

Vivere ai Sassi non è facile: non ci sono farmacie, alimentari, edicole. Se si vuole fare la spesa bisogna andare per forza sul “piano”, come i materani chiamano la parte di città che si sviluppa al di sopra della conca della Gravina. Gli abitanti dei Sassi, come Italo Massari, sono radicati nel quartiere, ma dicono che è arrivato il momento di trovare un equilibrio con il turismo.

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I turisti arrivano un po’ da tutto il mondo. Nel 2024 gli arrivi a Matera sono stati più di 407mila e le presenze in città, ossia il numero delle notti trascorse nelle strutture ricettive, sono state circa 633mila. Sono oltre il triplo dei numeri che si registravano tra il 2010 e il 2014, e simili al picco raggiunto nel 2019. Chi lavora nel settore però lamenta una loro scarsa permanenza in città: spesso vengono a Matera dalla Puglia per una gita in giornata. Non percepiscono, insomma, che valga la pena rimanere per qualche giorno e vivere la città in maniera meno superficiale.

Come in altre città anche a Matera il lavoro nel turismo è spesso precario e povero, soprattutto per chi non possiede alberghi o affitta appartamenti. La maggior parte dei contratti è part-time o a termine e i salari sono bassi, dice il segretario provinciale della CGIL di Matera Eustachio Nicoletti. Nicoletti coordina un movimento civico composto da 38 associazioni, “La marcia per la cultura e il lavoro”, che monitora la situazione ed è piuttosto critico su come viene gestito il turismo a Matera. Spiega che è ancora troppo stagionale – si sviluppa solo tra aprile e ottobre – e manca di una programmazione culturale in grado di attirare le persone anche in inverno.

Secondo Nicoletti, poi, il patrimonio culturale e archeologico fuori dai Sassi e in provincia non è abbastanza valorizzato. I turisti a Matera arrivano comunque, ma spesso si limitano a girare per i Sassi «che stanno diventando un po’ come Disneyland».

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A Matera si arriva in macchina o con i mezzi pubblici, ma nel secondo caso è più complicato. I treni delle Ferrovie dello Stato qui non arrivano, e al loro posto ci sono le Ferrovie Appulo Lucane (Fal). L’aeroporto più vicino è il Karol Wojtyla di Bari, che dista 60 chilometri e in questi anni ha contribuito parecchio all’aumento del turismo a Matera. Le navette però hanno orari scomodi, e se si vuole arrivare a Matera in treno bisogna arrivare a Bari città, e poi cambiare ad Altamura. Ci vogliono quasi due ore.

Un lunedì mattina di fine primavera alla stazione centrale di Matera non c’era praticamente nessuno. La sua avveniristica struttura in metallo ricorda una fermata della metro: l’ha progettata l’architetto Stefano Boeri per il 2019 ed è costata 7 milioni di euro. L’area attorno è tutta un cantiere per il rifacimento di piazza della Visitazione. Gli autobus e le navette si fermano un po’ più in su: fanno scendere i turisti e poi ripartono perché non c’è uno spazio dove parcheggiare.

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La questione dei trasporti sarà un altro tema di cui dovrà occuparsi la prossima amministrazione comunale, che gli abitanti di Matera attendono con una certa impazienza.

Il comune è infatti commissariato da sei mesi. A ottobre l’ex sindaco Domenico Bennardi, del Movimento 5 Stelle, ha rimesso il suo incarico dopo che 17 consiglieri comunali su 32 avevano comunicato di voler dare le dimissioni, in dissenso con varie sue decisioni. Il comune è stato sciolto e da novembre c’è un commissario straordinario. Bennardi si è comunque candidato di nuovo a queste elezioni amministrative ma ha preso poco più dell’8 per cento. Ha già fatto sapere che non sosterrà nessuno dei due candidati al ballottaggio. Oltre a lui, Nicoletti e Cifarelli, gli altri due candidati erano l’avvocato Vincenzo Santochirico (ex presidente di Acquedotto lucano con un passato politico nel PD) con la lista Progetto Comune Matera – che in un primo momento era stato indicato come candidato dal centrosinistra – e l’imprenditore Luca Prisco, sostenuto dalla lista Democrazia materana.

Quando si parla di turismo e cultura, che rimane il tema principale, Cifarelli e Nicoletti concordano su diversi punti. Entrambi ritengono che incentivare la produzione culturale e ridarle entusiasmo sia essenziale per la città. Per governare meglio il turismo, dicono, serve un piano di medio-lungo termine.

Cifarelli, del centrosinistra, insiste in particolare sul fatto che sia necessario creare un’industria culturale creativa, di cui possa beneficiare sia chi la città la visita sia chi la vive tutti i giorni. Per riuscirci inizierebbe dal ridurre le tasse comunali per le aziende del settore.

Cifarelli appoggia inoltre la proposta regionale portata avanti da un ex sindaco di Matera, Raffaello De Ruggieri, di istituire una zona economica speciale (ZES) per la cultura al borgo La Martella, cioè una zona in cui le imprese possano beneficiare di varie agevolazioni fiscali e amministrative. La Martella è una frazione di Matera vicina alla zona industriale che Adriano Olivetti fece costruire negli anni Cinquanta per ospitare 200 famiglie sfrattate dai Sassi. La progettarono architetti celebri, tra cui Ludovico Quaroni, e rimane un pezzo importante della storia di Matera.

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Da direttore dell’APT Nicoletti, il candidato del centrodestra, in questi anni ha puntato molto sull’aumento del turismo internazionale, e ci è riuscito: nel 2024 gli stranieri hanno rappresentato circa il 51 per cento degli arrivi totali a Matera.

Nicoletti dice però che non basta: l’offerta culturale di Matera si è sviluppata, secondo lui, meno di quello che avrebbe potuto, e diverse realtà culturali non sono state aiutate sufficientemente a fare il passo successivo, cioè a sostenersi da sole. Per Nicoletti la prossima amministrazione comunale dovrà quindi impegnarsi per valorizzare alcuni spazi, come la Casa delle tecnologie emergenti, un centro dedicato all’innovazione tecnologica realizzato con finanziamenti statali all’interno dell’ex ospedale della città. Peraltro a una decina di chilometri a est dal centro città, nel parco regionale della Murgia, c’è il centro di geodesia spaziale dell’Agenzia Spaziale Italiana, un centro di ricerca scientifica di eccellenza.

Nicoletti e Cifarelli citano luoghi come questi, oltre all’università della città, anche nell’ottica di riuscire a far rimanere i più giovani: come diverse altre città del sud Italia, anche Matera fa i conti con lo spopolamento, una bassa occupazione, e l’invecchiamento progressivo di quelli che restano.

Proprio i materani più giovani hanno rivitalizzato una campagna elettorale che era partita sottotono. A febbraio un centinaio di persone con meno di 40 anni ha avviato una petizione per chiedere le primarie aperte nel centrosinistra. Nonostante l’opposizione iniziale dei partiti, le primarie si sono effettivamente tenute il 7 aprile e hanno partecipato oltre cinquemila persone.

Matera peraltro avrà una ulteriore possibilità per rilanciarsi, oltre alle elezioni comunali: nel 2026 sarà capitale mediterranea della cultura e del dialogo. Sarà una nuova occasione per la città per decidere che direzione prendere.