Sta circolando una falsa dichiarazione della Cina che condanna Israele
È stata attribuita al ministro degli Esteri, che però non l'ha mai pronunciata

Da alcuni giorni in Italia circola online una dichiarazione falsa attribuita al ministro degli Esteri cinese Wang Yi a proposito della guerra nella Striscia di Gaza. Si intitola (tutto in maiuscolo) “DICHIARAZIONE DELLA REPUBBLICA POPOLARE CINESE SULLA QUESTIONE PALESTINESE” e ha avuto una certa diffusione sui social media, in catene di email e messaggi WhatsApp.
Nella lunghissima dichiarazione, che Wang Yi avrebbe pronunciato lo scorso 17 maggio, si legge che la Cina, «con profonda preoccupazione e con un incrollabile senso di responsabilità per la pace, la giustizia e il rispetto del diritto internazionale», ha deciso di alzare «la nostra voce per esigere la cessazione immediata dell’invasione e dell’aggressione militare che attualmente Stati Uniti e Israele stanno perpetrando contro il popolo palestinese nella Striscia di Gaza». Il testo continua con dure condanne nei confronti di Israele e con richieste di cessate il fuoco e di pace, tutto con una retorica piuttosto emotiva.
Di questa dichiarazione però non c’è traccia sui siti ufficiali del governo cinese, che riportano tutte le dichiarazioni e gli incontri pubblici dei funzionari più importanti. Non è stata citata nemmeno dai portavoce del ministero degli Esteri, che tutti i giorni fanno una conferenza stampa pubblica davanti ai giornalisti in cui rispondono alle domande e commentano gli eventi principali che riguardano il ministro e la politica estera cinese. In tutte le conferenze stampa di maggio i portavoce hanno citato Israele e la Palestina poche volte, e mai fatto menzione del discorso programmatico del loro ministro.
Peraltro il 17 maggio è un sabato, e quel giorno Wang Yi non ha avuto impegni o appuntamenti pubblici in cui potrebbe aver pronunciato un discorso così importante.
Questa dichiarazione di Wang Yi ha inoltre uno stile diverso da quello burocratico ed estremamente controllato del Partito comunista cinese: è più simile a un appello pubblico che a un comunicato diplomatico, ed è molto lontana dal modo in cui si esprimono i ministri degli Esteri della Cina.
È impossibile risalire all’origine di questa finta dichiarazione. Una questione interessante però riguarda il fatto che la dichiarazione riprende effettivamente degli elementi della politica estera della Cina riguardo alla questione israelo-palestinese. La Cina ha un rapporto molto buono con Israele, e relazioni commerciali molto profonde. Tra le altre cose un’azienda cinese controlla l’importante porto di Haifa.
Ma a livello diplomatico la Cina sostiene da decenni la causa palestinese e la necessità per i palestinesi di avere un proprio stato. Di recente proprio il ministro Wang Yi ha detto che «Gaza appartiene ai palestinesi. È una parte inseparabile dei territori palestinesi».
Dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 e l’inizio della guerra a Gaza, la Cina ha sempre mantenuto una posizione favorevole a un rapido cessate il fuoco e a colloqui di pace per la formazione di due stati, uno israeliano e uno palestinese. Al tempo stesso, i funzionari cinesi hanno a lungo evitato critiche troppo dure nei confronti della condotta di guerra israeliana. Le cose sono cambiate – come un po’ in tutto il mondo – nelle ultime settimane, dopo il lungo blocco totale del cibo imposto da Israele agli abitanti della Striscia.
Anche i funzionari cinesi hanno cominciato a usare una retorica più dura: per esempio a metà maggio l’ambasciatore cinese presso le Nazioni Unite, Fu Cong, ha detto al Consiglio di sicurezza che «Gaza sta diventando un inferno in terra».