Il nuovo rapporto sugli abusi sessuali nella Chiesa italiana non è molto diverso dal precedente
I dati sono ancora lacunosi, ma è cresciuto il numero di persone che hanno segnalato presunti abusi

Mercoledì 28 maggio è stata presentata la terza rilevazione del rapporto “Proteggere, prevenire, formare” della Conferenza episcopale italiana (CEI), che contiene i dati più aggiornati sulle attività di contrasto agli abusi sessuali commessi all’interno della Chiesa cattolica italiana e sulle denunce ricevute. Il documento segue due precedenti rapporti sul tema, che riguardavano gli anni 2020-2021 e 2022.
I rapporti precedenti erano stati giudicati insufficienti rispetto a indagini analoghe condotte dalla Chiesa in altri paesi (ma anche nella sola nella diocesi di Bolzano-Bressanone, in provincia di Bolzano). Anche in quella più recente l’ampiezza dei dati raccolti è molto inferiore rispetto a quanto fatto altrove: in alcuni paesi le indagini riguardano decenni di casi, e non solo alcuni anni.
Il nuovo rapporto riguarda le segnalazioni di abusi arrivati alla Chiesa stessa attraverso gli appositi centri di ascolto delle diocesi tra il 2023 e il 2024. Hanno partecipato all’indagine 103 centri, che fanno riferimento a 130 diocesi su un totale di 206. Di questi 103 centri di ascolto, nel 2023 solo in 37 hanno segnalato “1 o più contatti” di presunte vittime di abusi, e 40 nel 2024. Sono numeri simili a quelli del 2022: quell’anno i centri che avevano partecipato erano stati 108, e solo in 38 avevano segnalato “contatti”.
Le segnalazioni sono state complessivamente 69 tra 2023 e 2024, di cui quasi la metà è relativa a fatti avvenuti prima del biennio in questione. Il numero delle segnalazioni complessive è in linea con quelli dei due rapporti precedenti. È aumentato invece il numero delle persone che hanno segnalato abusi: per il periodo 2023-2024 sono state 118, minorenni per il 70 per cento; per il periodo 2020-2021 erano state 89, minorenni per l’82 per cento. Non tutte le persone che hanno subìto abusi decidono di rivolgersi ai centri, e quindi è possibile che i numeri reali siano più alti.
Le segnalazioni riguardano vari generi di abusi: comportamenti e linguaggi che il rapporto definisce «inappropriati», «toccamenti», molestie sessuali, «abusi spirituali e abusi di coscienza», violenze o abusi psicologici, rapporti sessuali (11 sul totale di 69), atti di esibizionismo, esibizione di pornografia, adescamento e forme di abuso online e stalking.
Un’altra differenza con i rapporti passati riguarda il genere delle presunte vittime di abusi: nel rapporto relativo al 2022 erano per la stragrande maggioranza femmine, mentre nel nuovo rapporto (2023-2024) sono maschi per più della metà (64 sulle 115 di cui si conosce genere ed età).
Per quanto riguarda le persone accusate di abusi sono 67 in totale, di cui 44 preti, 15 religiosi (frati o suore) e 8 laici. Sono tutti uomini tranne due. Per quanto riguarda i presunti abusatori laici, i loro ruoli all’interno delle diocesi sono diversi: catechisti o educatori, volontari, collaboratori, un insegnante di religione, un seminarista e un sacrestano. Il rapporto dice anche che per solo 14 delle 66 segnalazioni le diocesi sanno che c’è stata una denuncia in sede civile.