Gli influencer vogliono farci arrabbiare
Pensateci la prossima volta che vi passa davanti un video platealmente stupido o provocatorio

Poco dopo l’elezione del vescovo statunitense Robert Francis Prevost a papa, l’8 maggio, su Instagram e TikTok ha cominciato a circolare molto un video in cui una ragazza, in videochiamata con la propria famiglia, esclamava: «È letteralmente Bob! L’ex situationship della mamma è il capo della Chiesa cattolica! Mia mamma si è fatta il papa!».
Sul momento, nel caos dei tanti meme, articoli e interviste che circolavano online, l’idea che Prevost da giovane avesse potuto avere un flirt con una ragazza, e che quella donna oggi potesse essere la madre di qualcuno, non sembrava così assurda. Perché, dopotutto, qualcuno avrebbe dovuto inscenare una cosa del genere, coinvolgendo pure i propri familiari? I commenti erano pieni di risposte genuine, che davano per scontato che il video fosse autentico.
Qui e lì, però, c’erano anche i commenti di vari utenti che si rivolgevano alla ragazza che l’aveva pubblicato. «Non mi freghi, Louisa Melcher», ha scritto uno. «Appena la telecamera ha inquadrato la sua faccia mi sono reso conto che ci stava raccontando una cazzata. Come facciamo a cascarci sempre?», ha chiesto un altro.
Melcher, infatti, negli ultimi anni ha ammassato centinaia di migliaia di follower – ma, soprattutto, milioni di visualizzazioni – inventandosi storie più o meno sconvolgenti ma realistiche, create apposta per attirare la curiosità (o, più spesso, lo sgomento) di quanti più utenti possibili. Non ha mai segnalato da nessuna parte che i suoi contenuti sono degli sketch comici, e chi se la trova davanti per la prima volta senza contesto può facilmente pensare che sia seria.
Nel gergo di internet, insomma, fa quello che si chiama “rage bait”: per accrescere le visualizzazioni, sfrutta il fatto che molta gente sui social network è particolarmente incline a lasciare un commento quando vede qualcosa che lo fa arrabbiare contro chi l’ha pubblicata. E gli algoritmi che selezionano i video da mostrare alle persone su piattaforme come TikTok e Instagram premiano particolarmente i video che attirano molti commenti.
È plausibile, per esempio, che fosse rage bait il video di marzo in cui il personal trainer Ashton Hall mostrava di svegliarsi alle tre del mattino per prepararsi alla giornata compiendo azioni bizzarre, come immergere la faccia in una ciotola d’acqua ghiacciata, o mangiare una banana e poi passarsi la buccia sulle guance. Come ha scritto la giornalista Rebecca Jennings su Vulture, è molto probabile che Hall abbia pensato che, tra le milioni di visualizzazioni che ha ottenuto, qualche decina si sarebbe interessata abbastanza al suo profilo da iscriversi alla sua newsletter o comprare gli integratori alimentari che vende sul suo profilo. Ed è altrettanto probabile che abbia avuto ragione.
Il rage baiting funziona bene perché attirando contro di sé la rabbia degli utenti l’influencer non deve rendere conto a nessun altro degli insulti e dell’acredine ricevuta. Diverso sarebbe se inventasse dei pretesti per istigare i follower contro qualcun altro. Ma questa è soltanto una delle tante tecniche sviluppate negli anni da alcuni influencer per “fregare” il proprio pubblico, sia per monetizzare le visualizzazioni ricevute, sia per vendere prodotti, corsi o servizi di vario tipo.
Il fatto che gli influencer mentano, di per sé, non è sorprendente: il loro sostentamento dipende dalla capacità di creare un’immagine di sé che interessi a migliaia di sconosciuti. Per assicurarsi che l’attenzione non cali mai, è facile decidere di ricorrere a qualche trucco. Alcuni sono abbastanza innocui: non è un segreto, per esempio, che molti influencer girino anche decine di video in un’unica giornata, preparandosi una serie di outfit diversi per far credere che ogni video sia stato girato un giorno diverso.
Altri, però, sono più discutibili. Nel 2020, per esempio, l’influencer italiano Iconize si prese una pausa da internet dopo aver mentito in modo plateale sul fatto di essere stato vittima di un’aggressione omofoba per strada. La storia conteneva varie incongruenze, e dopo essere stato accusato per giorni di essersi inventato tutto per ottenere attenzione e far parlare di sé finì per ammettere di essersi provocato da solo le ferite e aver mentito.
Le persone che fanno rage baiting, normalmente, non lo ammettono. Generare indignazione negli utenti, però, è veramente facile. Uno dei modi più semplici (e quindi ricorrenti) è pubblicare video dedicati al cibo in cui si sbagliano i nomi degli ingredienti usati, oppure si preparano ricette disgustose spacciandole per qualcosa che si cucina abitualmente, o ancora si finge di nutrire bambini con pasti ipercalorici e affatto nutrienti. Altri, invece, intervistano sconosciuti per strada e poi stravolgono le loro risposte in fase di montaggio per farli sembrare particolarmente stupidi o odiosi.
Un altro genere di grande successo – e che ha avuto un certo impatto sulla vita politica di paesi come gli Stati Uniti – sono i video a tema politico, in cui un influencer (quasi sempre di destra) esprime opinioni particolarmente controverse per attirare le critiche e l’indignazione della parte politica opposta. In molti casi, sono video su questioni di genere o relative alle relazioni, e che dipingono le donne come particolarmente superficiali e crudeli.
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E poi ci sono i cosiddetti video “waste bait”, in cui gli influencer esibiscono il proprio consumismo o i propri sprechi, in modo da far arrabbiare gli utenti preoccupati per l’inquinamento e per le conseguenze ambientali di quel video. Un esempio perfetto è il profilo TikTok @the_hayeks, che lo scorso ottobre ha pubblicato un video in cui vengono mostrati decine di rasoi colorati appesi al muro del bagno, «l’angolo dei rasoi». I commenti, naturalmente, si sono riempiti di persone che accusavano l’influencer di essere pazza e di distruggere il pianeta.
Ci sono anche casi più innocui: un profilo che mostra operazioni di pulizia accurate e complesse, per esempio, può mostrare il lavaggio di un tappeto in cui viene dimenticato intenzionalmente un angolino sporco. In quei casi, di solito, arrivano i commenti di chi ne è infastidito, visto che questo genere è apprezzato perché infonde in alcuni un certo senso di calma e soddisfazione.
Allo stesso modo succede di incappare in video che mostrano titolari di saloni di bellezza, ristoranti, bar e altri locali che lavorano a contatto con il pubblico mentre gestiscono delle richieste assurde o litigano con clienti particolarmente maleducati. A volte sono video veri, ripresi da telecamere fisse, ma nella maggior parte dei casi si tratta di scenette recitate, in cui i titolari e altri collaboratori reinterpretano situazioni realmente accadute, oppure le inventano di sana pianta. È il caso dei video di uno studio di tatuaggi di Bergamo che pubblica questo genere di contenuti con assiduità e ha per questo raggiunto una buona visibilità su Instagram. Chi vede questi video senza conoscere il canale, però, può pensare che siano veri.
Alcuni, rendendosi conto di poter ottenere molta più attenzione in questo modo, nel tempo si sono trasformati in profili che postano quasi solo rage bait. È il caso di Nara Smith, che fino al 2023 pubblicava contenuti uguali a quelli di tante altre influencer, che raggiungevano talvolta qualche centinaio di migliaia di visualizzazioni, ma non l’avevano resa davvero un volto riconoscibile. Le cose hanno cominciato a cambiare dopo che Smith ha caricato un video che partiva da un presupposto piuttosto semplice: suo figlio, diceva, le aveva chiesto un toast con burro e marmellata. Lei, per tutta risposta, aveva cominciato a preparare tutto da zero: il pane, il burro, la marmellata.
I commenti erano pieni di persone sdegnate che criticavano non solo la decisione di sprecare tutte quelle energie per fare un semplice toast, ma anche il fatto che Smith avesse fatto tutto indossando abiti impeccabili, mantenendo un’espressione compiaciuta, composta e un po’ altezzosa. Da allora, Smith ha cominciato a pubblicare video via via sempre più assurdi, con l’intento piuttosto palese di attirare la perplessità e lo sgomento degli utenti che se la trovano davanti: ha cominciato a fare a mano non solo fast food o snack complicatissimi, ma pure la Coca-Cola. I suoi follower sono passati da 450mila a 11 milioni.
Capita anche che tiktoker più o meno famosi pubblichino video che sono sostanzialmente degli sketch (comici o meno) senza segnalarlo in alcun modo, e anzi presentandoli come situazioni realmente accadute. Pochi giorni fa, per esempio, un’influencer di nome Tiffany Nicole, seguita da circa 123mila persone, ha pubblicato un video in cui, in teoria, rimprovera la madre di un bambino maleducato al parco giochi. Nei commenti molti hanno fatto notare che Nicole non sta parlando con nessuno: non ci sono voci che le rispondono, né si sente sullo sfondo il genere di rumore che ci si aspetta da un parcogiochi. Questi commenti, però, sono stati man mano cancellati, e sono rimaste solo le risposte di chi le dice che ha fatto bene, e che le persone non sanno più come comportarsi in pubblico.
«Qualcuno ha risposto che questo genere di cosa succede costantemente, a prescindere dalla veridicità o meno dello specifico video, ma non è questo il punto. Il punto è che si tratta di una situazione falsa, creata al solo scopo di ottenere visualizzazioni e interazioni», spiega Susannah Friesen, youtuber che da tempo dedica lunghi video alle bugie di certi influencer. «Quando qualcuno pubblica un video del genere non sta solo facendo scena, si sta inventando un conflitto per ottenere popolarità. È una performance, e funziona perché noi ce la beviamo. Anche se sappiamo che una storiella è finta, continuiamo a guardarla perché siamo intrattenuti».
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