A Londra ha aperto un museo diverso
È il deposito del Victoria and Albert Museum, un enorme spazio che espone le migliaia e migliaia di opere che di solito rimangono nascoste

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Dallo scorso weekend a Londra c’è un posto che non sembra un vero museo, ma all’interno del quale si possono vedere l’opera più grande di Pablo Picasso, la ricostruzione del soffitto di un palazzo spagnolo del Quattrocento e parte di un colonnato originario del nord dell’India pesante 18 tonnellate. È il V&A East Storehouse, il deposito di opere d’arte del Victoria and Albert Museum di Londra, che ha aperto il 31 maggio e in cui, oltre a osservare le opere d’arte, si può seguire tutto ciò che ci gira attorno.
Il V&A è un museo di arti applicate e decorative che si trova a South Kensington, nel centro della capitale inglese, e circa il 95 per cento delle sue opere viene esposto molto di rado. Adesso il resto della collezione si può vedere gratuitamente al deposito, grande 16mila metri quadrati, ricavato dal complesso usato dai media durante le Olimpiadi del 2012 nella parte est della città e progettato dall’apprezzato studio di architettura newyorchese Diller Scofidio + Renfro.
Il V&A East Storehouse contiene 250mila oggetti, 350mila libri e circa mille archivi. Subito dopo essere entrati nell’edificio ci si trova davanti alla scalinata che conduce allo spazio centrale, da cui si possono vedere i tre livelli espositivi, disposti a loro volta in cerchi concentrici: il più interno è liberamente accessibile, mentre quello esterno è riservato agli addetti ai lavori. Ai piani alti ci sono stanze dedicate allo studio e alla manutenzione delle opere, dotate però di finestre che permettono ai visitatori di vedere cosa succede dietro.
All’interno del deposito ci sono busti di epoca classica e oggetti di uso quotidiano come vasi o cartelli stradali esposti su pallet di legno, oppure ancora dipinti, chitarre elettriche e lampadari disposti su griglie e scaffali che ricordano quelli dei magazzini della grande distribuzione. Tra le opere permanenti ci sono invece: la tela dipinta da Picasso per la scenografia di uno spettacolo dei Balletti russi nel 1924, che misura 10 metri per 11; due piani di una facciata dei Robin Hood Gardens, un edificio di edilizia popolare brutalista costruito nel 1972 e demolito di recente; e la ricostruzione di un ufficio progettato dall’architetto Frank Lloyd Wright negli anni Trenta per un ricco imprenditore di Pittsburgh.
Il Financial Times ha scritto che mentre lo si visita «tutto sembra una scoperta, qualcosa di intrigante, come un tesoro scovato in un negozio di chincaglierie». Attraversandolo infatti si possono scoprire man mano oggetti di tipo, dimensioni ed epoche diverse, ma anche assistere al lavoro di tutti i giorni di curatori e artigiani, spesso poco conosciuto e considerato. Oltre a esporre opere che semplicemente non avrebbero spazio alla sede di South Kensington, il nuovo deposito permette di invitare le persone dietro le quinte, ha detto al Guardian Tim Reeve, direttore operativo e vicedirettore del V&A.
Secondo Elizabeth Diller, cofondatrice dello studio di architettura che lo ha progettato, il V&A East Storehouse non è «né un deposito né un museo, ma piuttosto un ibrido», una specie di «enorme camera delle meraviglie». In ogni caso non è l’unico spazio di questo tipo. Il primo ad aver aperto, nel 2021, è stato il Depot Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, nei Paesi Bassi, che però è molto più piccolo e raccoglie 150mila opere, compresi vari dipinti di Rembrandt, Van Gogh e Bosch.
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Spesso i musei vengono criticati perché mettono in mostra solo una piccolissima porzione delle opere che possiedono, con il rischio di risultare poco trasparenti sia rispetto all’inevitabile selezione, sia rispetto alla loro provenienza: un tema molto sentito alla luce delle numerose richieste di restituzione di quelle trafugate o rubate nel tempo. Sempre secondo Reeve tra l’altro il pubblico – soprattutto quello giovane – rischia di essere intimidito dai musei, che a volte vede come spazi statici, freddi e imponenti: è per questo che progettisti e curatori si sono impegnati per ottenere uno spazio più fruibile e immediato, da frequentare per lavoro e studio, oppure semplicemente per intrattenimento.
L’East Storehouse è il primo dei due grossi progetti del V&A nella parte orientale di Londra: l’altro è il V&A East Museum, che aprirà nella primavera del 2026. Non è chiaro quanto sia costato, ma Reeve ha confermato che il suo principale finanziatore è stato il dipartimento britannico della Cultura, dei Media e dello Sport, con un finanziamento da 50 milioni di sterline (circa 59 milioni di euro). Prossimamente ospiterà anche la collezione del celebre cantante David Bowie.
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