Per il Brescia Calcio le cose si sono messe male
Non ha rispettato le scadenze di alcuni pagamenti e con tutta probabilità non potrà giocare tra i professionisti con il suo nome, per la prima volta in 114 anni

Per la prima volta in 114 anni, cioè dalla sua fondazione nel 1911, la squadra di calcio maschile del Brescia con tutta probabilità non potrà partecipare ai campionati professionistici con il suo nome, o più precisamente con la sua matricola sportiva, il codice identificativo assegnato alla società.
Il contestato presidente del club, Massimo Cellino, non ha pagato gli stipendi e i contributi arretrati per un totale di circa tre milioni di euro che avrebbe dovuto versare entro il pomeriggio di venerdì 6 giugno: senza questi pagamenti la squadra non potrà iscriversi al campionato di Serie C, la terza e ultima categoria maschile del calcio professionistico in Italia. La scadenza per iscriversi è tecnicamente il 24 giugno, ma senza i pagamenti è molto improbabile che la squadra trovi il modo per farlo. La società rischia inoltre che venga avviata una procedura fallimentare a causa del debito accumulato, di circa 9 milioni di euro.
Lo scorso 13 maggio il Brescia si era salvato arrivando 15esimo nella classifica di Serie B con 43 punti, ma era poi stato retrocesso dopo che il tribunale federale nazionale gli aveva assegnato otto punti di penalizzazione per violazione amministrativa, quattro nella stagione corrente e quattro per la prossima. Secondo alcune indagini condotte dalla procura federale, l’organo della FIGC che si occupa di illeciti sportivi, il Brescia non aveva pagato regolarmente le imposte sul reddito (IRPEF) e i contributi previdenziali all’INPS per i suoi tesserati. Il Brescia aveva sostenuto di essere stato truffato da un’altra società, ma il tribunale ha stabilito che c’erano effettivamente state delle irregolarità.
Per iscrivere la squadra in Serie C Cellino avrebbe quindi dovuto pagare entro ieri gli stipendi di un mese, e contributi all’INPS e l’IRPEF per quasi 2,5 milioni di euro. A questa cifra si aggiungeva la prima rata di circa 400mila euro su 2,4 milioni di euro che la società deve all’Agenzia delle Entrate.
Al Corriere della Sera Cellino ha parlato di «furti e le truffe» contro la squadra, e ha detto che la società ha fatto ricorso contro le richieste di mancati pagamenti. Nelle scorse settimane Cellino aveva provato a vendere la squadra a un fondo statunitense, e secondo i giornali locali le trattative erano proseguite fino a pochi giorni fa. Cellino puntava a far pagare al fondo i tre milioni di euro per garantire l’iscrizione della squadra al campionato, ma i potenziali acquirenti non hanno acconsentito.
In teoria ora il Brescia potrebbe giocare il prossimo campionato nelle categorie di calcio non professionistico, o in Serie D o in Eccellenza. I giornali locali ipotizzano però un’altra opzione: in base alle norme della FIGC il Brescia potrebbe restare in Serie C se si unisse a una delle altre tre squadre della provincia che al momento giocano in Serie C. Sono la Feralpisalò, il Lumezzane e l’Ospitaletto. Non potrebbe più chiamarsi Brescia Calcio, ma verrebbe rilevata da un’altra società.
In questo senso viene interpretato dai cronisti sportivi l’incontro convocato dalla sindaca di Brescia, Laura Castelletti, insieme ai presidenti dei tre club (rispettivamente Giuseppe Pasini, Andrea Caracciolo e Giuseppe Taini). In un comunicato diffuso venerdì il comune di Brescia si è proposto come «facilitatore istituzionale» per trovare una soluzione. L’incontro dovrebbe tenersi lunedì.