La barca di attivisti bloccata da Israele è arrivata a terra
Ha raggiunto il porto israeliano di Ashdod, dopo essere stata abbordata dalla marina per impedire la consegna di cibo e materiali sanitari a Gaza

Lunedì sera ha raggiunto il porto israeliano di Ashdod la Madleen, la piccola imbarcazione con 12 persone a bordo, prevalentemente attivisti e attiviste, che trasportavano cibo e altri beni essenziali nella Striscia di Gaza.
L’imbarcazione era stata abbordata e bloccata nella notte tra domenica e lunedì dalla marina militare israeliana. Era partita il primo giugno dal porto di Catania, con l’intento di fare pressione sul governo israeliano perché riprenda la distribuzione di cibo alla popolazione palestinese. Secondo quanto annunciato dal ministero degli Esteri israeliano, ora le 12 persone a bordo verranno fatte sbarcare e poi espulse verso i rispettivi paesi, non è chiaro quando.
Le 12 persone a bordo sono 10 attivisti e i due giornalisti: tra gli altri, l’attivista ambientalista Greta Thunberg, l’europarlamentare francese di origini palestinesi Rima Hassan, il corrispondente di Al Jazeera Omar Faiad, e Yanis Mhamdi, giornalista del giornale francese indipendente Blast.
Le informazioni sulla Madleen sono state scarse per ore, a partire dal punto esatto in cui si trovava. La barca è gestita dalla Freedom Flotilla Coalition, un’organizzazione che prova da tempo a forzare il blocco imposto da Israele sulla Striscia.
Secondo quanto detto dalle persone a bordo, l’abbordaggio da parte di Israele è avvenuto a nord della costa egiziana in acque internazionali, un’azione solitamente vietata dal diritto internazionale ma che ha dei precedenti. L’imbarcazione è stata poi trainata verso il porto di Ashdod dall’esercito israeliano.
Nelle ore precedenti l’esercito israeliano aveva detto di aver chiesto più volte alla barca di tornare indietro e che sarebbe intervenuto se non l’avesse fatto, dato che si stava avvicinando a una zona marittima posta sotto blocco navale perché considerata un’area di conflitto attivo. La Freedom Flotilla Coalition aveva detto di considerare quel blocco illegale e che in ogni caso l’esercito non aveva il diritto di portare il suo equipaggio in Israele dopo averlo fermato in acque internazionali: in un messaggio condiviso su Telegram alle 4 ora italiana aveva scritto che i volontari della Madleen erano stati «rapiti» dalle forze israeliane. In seguito Israele ha diffuso un video in cui si vede l’equipaggio ricevere del cibo a bordo di un’imbarcazione dell’esercito.
L’autorità israeliana che si occupa di immigrazione ha detto che gli attivisti non risultano sotto la sua custodia, ha fatto sapere una portavoce della Freedom Flotilla Coalition. Intanto il ministero degli Esteri israeliano ha chiamato in maniera provocatoria la Madleen «lo yacht dei selfie», visto che a bordo ci sono persone che fanno attivismo attraverso i social media.
Fra marzo e maggio Israele aveva bloccato totalmente gli ingressi di cibo, medicine e carburante nella Striscia. Ora le consegne sono in parte riprese, ma in quantità insufficienti, e soprattutto sono gestite dalla Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), un’organizzazione creata appositamente da Israele e accusata di essere un ulteriore strumento con cui Israele usa la fame come arma contro le persone palestinesi. Negli ultimi giorni attorno ai suoi centri di distribuzione del cibo ci sono stati regolarmente episodi di violenza attribuiti all’esercito israeliano.
A maggio la Freedom Flotilla Coalition aveva già provato a raggiungere Gaza per scopi umanitari, ma una sua nave era stata attaccata al largo di Malta da un drone, la cui provenienza formalmente non era stata accertata. La ong aveva accusato Israele. Nel 2010 un’altra missione era stata bloccata al largo delle coste di Gaza: c’erano stati scontri durante l’abbordaggio dell’esercito israeliano della nave Mavi Marmara, che aveva a bordo 600 persone, alcune delle quali provarono a resistere. In quell’occasione furono uccise 10 persone.
Lunedì un gruppo di oltre 35 europarlamentari dei gruppi Verdi, Sinistra, Socialisti e Democratici e Renew Europe (cioè dei principali gruppi progressisti) ha scritto una lettera alla Commissione Europea chiedendole di intervenire, visto che a bordo della barca ci sono cittadini di diversi paesi dell’Unione oltre a una europarlamentare (Hassan). Il ministero degli Esteri svedese ha confermato di essere in contatto con il governo israeliano per assistere Thunberg.