È colpa di Spielberg se non escono più film come E.T. e I Goonies
Il genere cosiddetto “kids on bikes” ebbe grande successo fino al 1985, e poi?
di Gabriele Niola

Il momento del film E.T. in cui il bambino protagonista, Elliot, e l’alieno diventato suo amico volano con la bici e passano di fronte alla Luna fu il primo di un nuovo genere cinematografico. Il nome, kids on bikes, non è noto ma bastano poche scene per riconoscerlo. Appartengono al genere kids on bikes tutti i film in cui ragazzi e bambini scoprono qualcosa autonomamente, non sono creduti o capiti dagli adulti e da soli risolvono problemi, sconfiggono mostri o aiutano alieni. Possibilmente osteggiati dall’autorità e meglio se in bici.
Fu subito evidente anche il problema che quei film avrebbero creato. In Svezia, per esempio, E.T. fu proibito ai minori di 11 anni perché era ritenuto diseducativo.
Tra il 1982, quando uscì E.T., e il 1985, furono distribuiti al cinema molti film kids on bikes, più che altro di fantascienza o comunque d’avventura, e di gran successo. Dal 1985 in poi invece non fu più possibile e tutto per un errore di valutazione proprio di Steven Spielberg, lo stesso regista che aveva involontariamente inventato il genere con E.T. Venticinque anni dopo, negli anni ’10, il kids on bikes ha avuto un momento revival nostalgico per un pubblico completamente diverso, adulto, che è culminato con la serie tv Stranger Things (la cui ultima stagione uscirà il prossimo autunno). Ma a quel punto molte cose erano cambiate.
Nonostante non sia ancora inquadrato criticamente e accademicamente come meriterebbe, questo genere rimane uno dei più caratteristici dei suoi anni e dei più capaci di raccontarli. Nasce in un periodo in cui lo sviluppo cittadino degli Stati Uniti aveva portato ormai da anni molte famiglie di buon reddito a vivere nei sobborghi, piccoli centri periferici con casette a schiera in cui i ragazzi potevano spostarsi in bicicletta, godendo di un tipo di libertà difficile da replicare nelle grandi città o da trovare negli anni successivi. Era anche prima dell’arrivo in massa delle console di videogiochi casalinghe, in cui quindi una buona parte della socializzazione dei ragazzi avveniva ancora all’esterno.
Per questa ragione, a partire da E.T., cominciarono a essere scritte e girate storie di ragazzi non ancora adolescenti e non più bambini, che vivono avventure sovradimensionate per loro, a contatto con il fantastico, che appaiono totalmente autonomi e talvolta scoprono sentimenti e pulsioni tipiche dell’adolescenza. Un’altra caratteristica importante di questi film è poi il fatto che il mondo degli adulti sia rappresentato come problematico. I genitori sono spesso persone infelici, che non ascoltano e che vanno aggirate come un ostacolo. Lungo il decennio precedente inoltre negli Stati Uniti si era diffuso il divorzio senza colpa, cioè la possibilità per marito e moglie di separarsi senza che nessuno dei due avesse fatto un torto all’altro (il primo stato a renderlo possibile fu la California nel 1969). All’inizio degli anni ’80 era quindi ormai comune vedere genitori separati, cosa che contribuì a rendere autonomi i figli.
I film principali che definirono il genere, dopo E.T., furono La banda della BMX (film australiano in cui c’è una Nicole Kidman sedicenne), I Goonies ed Explorers. Intorno a questi esempi più famosi, che rispettano tutti i punti del genere, molti altri ne hanno incorporato degli elementi, che potevano essere le bici, i genitori divorziati in realtà suburbane o ancora i ragazzi alle prese con il fantastico. È per esempio il caso di Alba rossa (1984), in cui dei ragazzi (adolescenti e senza bici) scoprono che l’Unione Sovietica ha invaso una piccola cittadina degli Stati Uniti e combattono l’invasione, o di Gremlins (1984), in cui il protagonista non è più un ragazzino e non ci sono le bici, ma che ha esattamente il tipo di atmosfera del kids on bikes e la sua stessa relazione con il fantastico. Proprio Gremlins, involontariamente, fu il film che cambiò il genere.
A seguito delle polemiche per l’eccessiva violenza in quel film e in Indiana Jones e il tempio maledetto, Steven Spielberg suggerì alla MPA (l’ente che riunisce le grandi società di produzione americane) di introdurre una nuova categoria di classificazione dei film: il PG-13, con cui indicare i film per i quali i minori di 13 anni avrebbero dovuto essere accompagnati dai genitori. Sebbene siano solo indicazioni e non divieti, erano e sono ancora molto seguite dai genitori. Spielberg temeva che le proteste potessero portare la MPA a classificare quel tipo di film come R (cioè non adatti ai minori di 17 anni), restringendo quindi molto il pubblico potenziale. Nel 1984 la proposta fu approvata e dal 1985 fu applicato il PG-13.
L’effetto però non fu di dare respiro ai film per ragazzi con un carattere più adulto, ma anzi di fargli perdere pubblico. Perché un film fosse classificato PG-13 bastava che ci fosse un bambino che diceva una parolaccia, messo in una situazione di pericolo, che disobbediva ai genitori o si batteva contro l’autorità. Praticamente tutto quello che rendeva originale il genere kids on bikes. Non potendo più attirare il pubblico sotto i 13 anni, questi film sarebbero dovuti andare molto molto bene con quello appena più grande: per farlo non potevano più avere dei protagonisti tredicenni ma dei ragazzi più grandi e vicini al pubblico potenziale. Ancora nel 1985 uscirono film kids on bikes messi in produzione precedentemente, e alcuni particolarmente eccezionali furono anche dei successi, come I Goonies. Ma si cominciò da subito ad andare verso Ritorno al futuro o Breakfast Club (che sono proprio del 1985): storie anche fantastiche, ma con protagonisti più grandi.
Portare al cinema storie in cui dei ragazzini hanno a che fare con questioni adulte insomma non aveva più ragioni economiche. I film con protagonisti tredicenni vennero pensati per andar bene anche a un pubblico più giovane, e quindi cominciarono ad avere storie più edulcorate e fanciullesche.
Questo non significa che non siano più stati fatti film kids on bikes, ma sicuramente non ne sono stati fatti tanti e di tanti tipi, come ci si sarebbe aspettati da un genere così di successo. Per esempio nel 1986 uscì Stand by Me (che non ha le bici ma per il resto è perfettamente aderente al genere), nel 1987 Scuola di mostri e nel 1991 Papà, ho trovato un amico (che sostituisce il fantastico con l’esplorazione sentimentale), o ancora l’ipernostalgico e tutto femminile Amiche per sempre nel 1995.
Ovviamente tutto questo era valido al cinema, la forma di distribuzione economicamente più importante. I film kids on bikes però hanno poi girato molto più liberamente in home video e in televisione, dove per decenni sono stati visti da ragazzi di tutte le età. Anche per questo, negli anni Dieci, il genere è tornato di moda. In quegli anni i film di supereroi si stavano affermando come perfetto esempio di film PG-13, e come spesso avviene quando qualcosa ha molto successo si crea una domanda anche per il suo opposto: nel caso specifico, film per ragazzi fatti come una volta.
I primi film kids on bikes recenti sono stati nel 2011 Super 8 e Attack the Block. Il primo era proprio una ”operazione nostalgia”, realizzato da J. J. Abrams e pensato per essere somigliante a quei film diretti e in certi casi prodotti da Spielberg, con un mostro, dei ragazzi autonomi, le bici e l’ambientazione tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80. Il secondo invece è un film inglese a basso costo ma molto ben fatto, che sposta il genere nel presente, a Londra, in un quartiere di periferia, tenendo le bici, l’età e i mostri, e centrando lo spirito.
A partire dall’anno dopo sono arrivati altri film simili, tra cui Moonrise Kingdom di Wes Anderson (a cui mancano il fantastico e le bici ma che ha tutto il resto), Turbo Kid, un remake di Power Rangers fatto nello stile kids on bikes, Il ragazzo che diventerà re, i due film che hanno adattato il romanzo IT di Stephen King e soprattutto la serie tv Stranger Things, che è stata l’apoteosi del ritorno del kids on bikes. Ma non solo, in quegli anni il genere è finito nei giochi da tavolo (l’eponimo Kids on Bikes della Renegade Game Studios) o nei fumetti (Paper Girls).
Questo ritorno fu possibile perché in quel momento, a differenza degli anni ’80 o ’90, i film si producevano già con costi molto minori e quindi con pretese di incasso molto minori. Nessuno di questi elencati aveva bisogno di raggiungere un largo pubblico per rientrare dei costi o, se era un film ambizioso, come fu il caso di IT, poteva anche essere vietato ai minori di 17 anni, perché era rivolto soprattutto agli adulti. Quello che è cambiato infatti è che oggi i film kids on bikes si rivolgono tanto ai ragazzi quanto agli adulti, sfruttando la nostalgia di chi è cresciuto appassionandosi al genere e ora lo ricerca anche da grande.