Fuori e dentro il Corviale

Mentre il quartiere intorno migliora e viene riqualificato, nei mastodontici palazzi alla periferia di Roma gli investimenti e la manutenzione sono di fatto inesistenti

di Angelo Mastrandrea

Una veduta dall'alto del Corviale, vicino c'è un parco giochi per bambini
(Angelo Mastrandrea/il Post)
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Il Corviale, un palazzo lungo quasi un chilometro alla periferia sudovest di Roma, è uno dei simboli del fallimento della progettazione urbanistica nelle periferie italiane tra gli anni Settanta e Ottanta. È composto da tre edifici. Il principale, che lo ha reso noto in tutto il mondo, è lungo appunto 986 metri, divisi in cinque lotti con i primi due separati dai rimanenti: vuol dire che per passare dagli uni agli altri bisogna uscire all’esterno e rientrare. Ha 1.200 appartamenti su 9 piani, 75 ascensori, 50 chilometri di tubi per il riscaldamento alimentati da un unico impianto, innumerevoli ballatoi, ponti e scale che collegano le diverse diramazioni dell’edificio, e due piani interrati dove si trovano i garage e i sotterranei. In parallelo corre un altro edificio di appena tre piani, che gli abitanti chiamano “Corvialino”.

Il palazzo lungo un chilometro (Angelo Mastrandrea/il Post)

Per le sue dimensioni e la collocazione, su una collina circondata da una valle, il Corviale è stato paragonato a un’astronave o a un grattacielo sdraiato. Secondo una leggenda metropolitana, sarebbe uno dei principali responsabili del cambiamento climatico in città, poiché impedirebbe il passaggio del ponentino, il vento che rinfresca le estati romane. Enrico Pecchiarolli, che fu uno dei primi a venire a viverci nel 1984, lo definisce «un paese senza profondità, solo lungo, per questo non ha mai avuto neppure una piazza». La sua famiglia si spostò dal centro di Roma dopo l’approvazione della legge sull’equo canone che fissava un tetto agli affitti delle case. «Non potevamo più permetterci di vivere a San Saba», un piccolo rione sull’Aventino che ora è un’ambita meta residenziale. La nonna Lella era cuoca in una trattoria vicino al Colosseo e lui ora gestisce l’unico bar del quartiere.

Tutto intorno al Corviale ci sono impalcature e transenne. Il comune sta puntando molto sulla riqualificazione del quartiere. Ha sbloccato progetti che erano fermi da anni e ha stanziato 58 milioni di euro dei fondi europei del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) per costruire un palazzetto dello sport da 800 posti e per ristrutturare un anfiteatro all’aperto. Con gli stessi soldi verranno ristrutturati alcuni locali destinati a diverse attività.

La piazza delle Arti e dell’Artigianato in costruzione al Corviale (Angelo Mastrandrea/il Post)

La mattina del 4 giugno il sindaco Roberto Gualtieri ha inaugurato una nuova piazza costruita all’estremità nord. Ad accoglierlo c’erano la banda della polizia municipale, ragazze e ragazzi delle scuole, il presidente del Municipio, i rappresentanti delle associazioni locali e non molti abitanti. «Abbiamo deciso di investire moltissimo su questo luogo, con l’intenzione di trasformarlo e non solo di mantenerlo», ha detto Gualtieri, che ha fatto una passeggiata tra la piazza, un parco giochi per bambini e un campetto da basket, accompagnato dall’assessore all’Urbanistica Maurizio Veloccia. «Vogliamo dimostrare che non esistono le periferie difficili che non si possono riqualificare e sperimentare nuove soluzioni urbanistiche, sociali e comunitarie».

Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri nella nuova piazza del Corviale, 4 giugno 2025 (Angelo Mastrandrea/il Post)

All’interno del palazzo però la situazione è molto diversa. L’edificio è di proprietà dell’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale (ATER), un ente che dipende dalla Regione Lazio e gestisce 46mila case popolari in tutta la città. Da quando la Regione è governata dal centrodestra, la nuova dirigenza dell’ATER è in conflitto con il comune di Roma sulla gestione degli alloggi e sugli sgomberi degli appartamenti occupati, e non sembra voler investire nella riqualificazione del Corviale.

Gli unici lavori in corso riguardano la sostituzione degli infissi, che non erano mai stati cambiati in quarant’anni ed erano ridotti molto male, e l’isolamento termico dei parapetti e dei ballatoi, grazie a un finanziamento di 20 milioni di euro del Piano nazionale complementare (PNC), approvato dal governo Draghi nel 2021 e gestito da Roma Capitale, cioè dal comune. Alla fine di dicembre inoltre la giunta regionale del Lazio ha revocato un finanziamento di due milioni di euro all’ATER perché non aveva affidato in tempo un progetto per l’efficientamento energetico del Corvialino. L’azienda sostiene che il ritardo sia dovuto a un mancato accordo con il comune, che da quando è guidato da Gualtieri non sarebbe più collaborativo.

– Leggi anche: Sulle case occupate di Roma governo e comune hanno idee diverse

Nell’atrio del quarto lotto una ragazza e un’anziana signora con le buste della spesa attendono l’arrivo dell’ascensore. Ce ne sono quattro e loro si dicono fiduciose che almeno uno arriverà, anche se tutti appaiono piuttosto malmessi. «Spesso si bloccano, ma sono costretta a prenderli perché non riesco a fare le scale fino al settimo piano», dice la signora. Alla fine, due risultano fuori uso. Al Comitato Inquilini, che ha la sua sede a poche decine di metri, dicono che per farli riparare dovranno chiamare l’Ufficio relazioni con il pubblico dell’ATER, segnalare il guasto e sperare che prima o poi mandino qualcuno a risolverlo. In passato invece gli abitanti potevano rivolgersi direttamente a una squadra di tecnici che l’azienda teneva sempre a disposizione nel palazzo.

Un ascensore del Corviale (Angelo Mastrandrea/il Post)

Nel seminterrato, la notte prima dell’arrivo di Gualtieri qualcuno ha bruciato un garage con alcune auto e motorini all’interno. Di fronte, a pochi metri, il pannello di controllo dell’illuminazione esterna del palazzo è incustodito. Alcuni abitanti raccontano che, ogni volta che avvengono traffici e movimenti di merci sospette, gli interruttori vengono spenti e gli spazi comuni del palazzo rimangono al buio anche per ore. Le scale che portano al piano interrato sono ostruite da materassi, mobili sventrati, cocci di bottiglia e altro materiale. Al quarto piano qualcuno ha sfondato la porta di un appartamento ristrutturato, murata per evitare che fosse occupato, e ci si è stabilito recintando anche il ballatoio con delle assi di legno. Al nono piano un gruppo di residenti ha abbellito i ballatoi con delle piante, e ha ridipinto alcune aree comuni vicino a una parete in vetrocemento, che sembra sul punto di crollare da un momento all’altro.

L’interno del garage bruciato la notte del 4 giugno al Corviale (Angelo Mastrandrea/il Post)

Un ballatoio al nono piano del Corviale (Angelo Mastrandrea/il Post)

Aldo Feroce, un fotografo che da quarant’anni ritrae la vita nel palazzo, dice che l’aspetto che più lo colpisce del Corviale è lo scarto tra la vivacità che c’è all’esterno e il silenzio quando si entra dentro. «Tutti lo utilizzano solo come un dormitorio», spiega, al contrario di quello che prevedevano i 23 architetti, guidati da Mario Fiorentino, che negli anni Settanta pensarono di ricreare nel dedalo di ponti e ballatoi lo stile di vita comunitario dei vicoli del centro storico.

Roberto Salvan è presidente dell’Auser, una delle sette associazioni ospitate nelle sale del Comitato Inquilini, al pianterreno del quarto lotto. «Le nuove infrastrutture costruite all’esterno vanno bene», dice Salvan. «Ma quando entri all’interno cominci a misurarti con problemi che all’esterno non si vedono, come la manutenzione ordinaria che è inesistente, i servizi sanitari difficili da raggiungere o la paura di uscire degli anziani al pomeriggio dopo una certa ora».

Nonostante abbia le dimensioni di un paese, il Corviale non ha mai avuto un amministratore di condominio e neppure un portiere. Il Comitato Inquilini è l’unico interlocutore a cui si possono rivolgere i residenti per risolvere un problema. I volontari raccolgono le denunce di violenze sulle donne, si occupano dell’integrazione delle persone rom che arrivano dai campi, consegnano a domicilio la spesa agli anziani che non possono muoversi e su richiesta li accompagnano in ospedale. Salvan dice che da quando hanno attivato questi servizi, nel 2021, «i problemi sociali sono venuti fuori». «Molte persone vengono qui perché non si fidano delle istituzioni, dicono “con quelli non ci parlo”, per questo prima nessuno denunciava o protestava. Noi cerchiamo di ricucire questa distanza e di fare da collegamento con le autorità».

La sede del Comitato Inquilini Corviale (Angelo Mastrandrea/il Post)

In questi giorni il comitato è affollato da persone che vanno a protestare perché l’ATER ha quadruplicato il costo degli affitti. L’azienda sta facendo il censimento degli abitanti per cercare di capire quante persone abitano nell’edificio, e calcolare poi il canone in proporzione al numero delle persone che vivono negli appartamenti e al loro reddito. Molti inquilini non hanno comunicato in tempo i dati richiesti e per questo l’azienda ha applicato le tariffe di mercato: ciò vuol dire che il canone mensile è aumentato da una media di 200 euro al mese a 900. «Alcuni hanno detto di non aver ricevuto la lettera, altri che l’hanno perduta o si sono dimenticati di rispondere. Una donna anziana e sola era in ospedale per un’operazione all’anca: per ciascuno di loro dovremo portare all’azienda una giustificazione per la mancata risposta», racconta Salvatore Costa del sindacato pensionati della CGIL, che raccoglie le segnalazioni.

Nessuno sa con certezza quante persone vivono al Corviale.

Ufficialmente sono 4.500, ma a questi vanno aggiunti gli irregolari. I vecchi abitanti convivono con persone arrivate da altre periferie romane. Sono soprattutto migranti, giovani coppie e persone rom sgomberate dai campi. Molti di loro erano nelle graduatorie per l’assegnazione di una casa popolare, altri hanno occupato, altri ancora l’hanno acquistata dai vecchi assegnatari, che formalmente risultano ancora residenti. Per questo è molto difficile stabilire quante persone vivano nel palazzo. «Appena un appartamento rimane vuoto viene occupato, quando vengono da noi ad autodenunciarsi avvisiamo l’azienda e, se è possibile, cerchiamo di regolarizzarli», spiega Costa.

Nel centro d’arte Mitreo Iside sono esposti i rendering dei progetti di riqualificazione del palazzo. Il primo riguarda le aree attorno all’edificio, con due parchi pubblici previsti nel piano urbano integrato del comune e ancora non realizzati. Il secondo è la riconversione del cosiddetto «chilometro verde», cioè del quarto dei nove piani dell’edificio principale, che avrebbe dovuto ospitare negozi e servizi ma fu ben presto occupato da centinaia di persone che ci hanno abitato per quarant’anni.

Il rendering del progetto di riqualificazione del Corviale esposto al Mitreo Iside (Angelo Mastrandrea/Il Post)

Dal 2018 la Regione Lazio ha cominciato a sgomberarlo per costruire 103 nuovi appartamenti. Quelli pronti e non ancora assegnati sono stati murati per evitare che vengano occupati di nuovo, anche se in qualche caso qualcuno ha sfondato la parete d’ingresso, ha recintato il ballatoio impedendo il passaggio e vi si è insediato.

«Su 130 famiglie occupanti, al bando per l’assegnazione hanno partecipato in 70. Solo 47 hanno ottenuto un appartamento al Corviale, e le altre invece sono state trasferite in altre case popolari», dice Sara Braschi, una ricercatrice di architettura dell’Università Roma Tre. Braschi, insieme a Sofia Sebastianelli, fa parte del Laboratorio di Città Corviale, un progetto dell’università Roma Tre, che nel 2018 ha stipulato una convenzione con la Regione Lazio per aiutare gli abitanti che dovevano lasciare le case. Nessuno è stato messo per strada e non ci sono stati sgomberi forzati, per via di un bando fatto dal comune nel 2016 che di fatto ha riconosciuto le occupazioni, e di una successiva legge regionale del 2017 che permette l’assegnazione temporanea di una casa popolare a chi occupa. «In questo modo ora decine di famiglie sono state regolarizzate: pagano un affitto, hanno rateizzato le cifre dovute per il periodo da occupanti, non si allacciano più abusivamente alla corrente elettrica e possono prendere la residenza», aggiunge Braschi.

Il processo di regolarizzazione è cominciato quando la Regione Lazio era governata dal centrosinistra. Da quando si è insediata l’attuale giunta di centrodestra, che ha cambiato i vertici dell’ATER, i lavori sono stati sospesi per privilegiare la sostituzione degli infissi degli appartamenti. Il presidente della Regione Francesco Rocca è vicino a Fratelli d’Italia, che ha sempre chiesto la demolizione del Corviale, considerato un simbolo dell’ideologia marxista.