La Pixar non ne ha abbastanza dell’Italia
Dopo “Luca” ambientato in Liguria ora farà “Gatto” a Venezia, e c'entra soprattutto il regista Enrico Casarosa

Quando nel 2010 la Pixar inserì un cortometraggio intitolato Quando il giorno incontra la notte prima del film Toy Story 3, in pochi notarono che i due personaggi astratti della storia avevano un design ispirato a La Linea, il famoso personaggio dell’animatore italiano Osvaldo Cavandoli. La cosa ricapitò dieci anni dopo, quando uscì il film Soul, in cui il design del personaggio Terry era ancora più evidentemente ispirato a quell’idea di Cavandoli.
Da allora i riferimenti della Pixar a idee, cultura e scenari italiani si sono fatti sempre più frequenti, passando da casi raffinati e più o meno nascosti ad altri più evidenti e centrali, soprattutto per via dell’importanza acquisita dallo sceneggiatore genovese Enrico Casarosa. È suo il film Luca del 2021, ambientato in Liguria, e sarà suo anche Gatto, annunciato nei giorni scorsi e in uscita nel 2027. Avrà per protagonista un gatto nero a Venezia, forse la città più radicata nell’immaginario turistico italiano e da cartolina degli statunitensi e in generale degli stranieri. Si chiama con un nome italiano anche Elio, il film Pixar al cinema in questi giorni, ma in realtà il personaggio protagonista è messicano (Elio infatti è diffuso anche nei paesi ispanofoni).
I primi riferimenti della Pixar all’Italia comunque sono piuttosto antichi. Furono infatti i personaggi di Luigi e Guido nel film del 2006 Cars, due auto italiane, una Cinquecento e un muletto. Il primo nella versione originale ha la voce di Tony Shalhoub (grande attore diventato poi noto per essere il padre della protagonista in La fantastica signora Maisel) e il secondo da Guido Quaroni, un dirigente della società, allora capo della sezione Ricerca e Sviluppo, nato a Pavia e trasferitosi per lavoro negli Stati Uniti da adulto. Quaroni non è un doppiatore professionista ma un esperto di modellazione, cioè quel reparto dell’animazione in computer grafica che realizza corpi o oggetti da animare, e nel tempo si era occupato anche di alcune questioni molto tecniche come la pelliccia di Sulley, uno dei due protagonisti di Monsters & Co. Non è inusuale, per la Pixar, ricorrere a simili soluzioni da studio indipendente, in mezzo a un contesto che è contemporaneamente il massimo della professionalità e della specializzazione.
Tra Cars e il successivo riferimento all’Italia di Pixar ce ne fu uno più piccolo in un cortometraggio intitolato Presto, mostrato prima del film Wall-E. In quel cartone il personaggio di Presto DiGiotagione, un prestigiatore dal nome che suona italiano, litiga con il coniglio che dovrebbe tirare fuori dal cilindro.
Nel film successivo uscito cinque anni dopo, Cars 2, ci fu anche la prima ambientazione italiana, oltre a molti più personaggi italiani. Nella trama il principale avversario dell’auto protagonista è una monoposto di Formula 1 chiamata Francesco Bernoulli, interpretata in originale da John Turturro. I personaggi poi arrivano anche a dover correre in Italia, quindi ci sono scene in un piccolo villaggio inventato chiamato Porto Corsa, dove incontrano il padre e la madre di Guido, Topolino e mamma Topolino (con le voci di Franco Nero e Vanessa Redgrave). In entrambi i casi si tratta della rappresentazione dell’Italia vista dagli Stati Uniti, non diversa da quella che in quei cartoni si fa della Francia o del Giappone: una riduzione a piccoli stereotipi e musiche pseudotradizionali per un pubblico di bambini.
Nello stesso anno di Cars 2, il 2011, lo sfruttamento dell’Italia come scenario per storie e radice culturale per personaggi si fece un pochino più serio con La Luna, il cortometraggio che precedette tutte le proiezioni del film Ribelle – The Brave. È la storia di un bambino che scopre il lavoro del nonno e del padre, che di notte salgono sulla Luna di cui, in sostanza, curano l’illuminazione. È una storia quasi interamente muta, in cui i pochi versi che si sentono sono di un altro italiano che ha un lavoro non collegato al doppiaggio in Pixar, Tony Fucile. Soprattutto, è una storia che non ha niente in sé di italiano, se non il titolo e i costumi da Italia anni ’50.
Dietro La Luna c’era Casarosa, storyboard editor per Cars, Ratatouille, Up, cioè la persona che si occupa di trasformare la sceneggiatura in una serie di disegni che faranno da riferimento per l’animazione, che con quel corto cominciava a sperimentare la regia di una propria idea. Usare i cortometraggi per far fare pratica a possibili nuovi registi è stata per tanti anni una procedura standard della Pixar. Casarosa dopo quel corto fu il supervisore alla storia di Il viaggio di Arlo e di Coco, che avrebbe dovuto anche dirigere se non fosse stata approvata una sua idea più personale, quella che poi è diventata il lungometraggio Luca.
Luca è il principale dei racconti Pixar che hanno a che fare con l’Italia. Contiene alcune delle idee di La Luna, come per esempio il padre di uno dei protagonisti, disegnato come il padre del bambino di La Luna, ma ha una trama che potrebbe svolgersi ovunque. A essere italiana è l’ambientazione, un paese italiano inventato dal paesaggio e dai colori vicini a quelli della zona delle Cinque Terre, in Liguria, la regione dove è cresciuto Casarosa.
Luca racconta di due mostri marini bambini, capaci di trasformarsi in umani a patto di non essere bagnati, che si mescolano ad altri bambini umani di un villaggio di pescatori votato alla caccia dei mostri come loro. È il racconto di una lunga estate, delle amicizie che stringono i mostri e del concetto stesso di “estate italiana”. La Pixar usa quasi sempre i suoi lungometraggi per sperimentare qualcosa di nuovo, e in Luca la cura dell’originalità dei colori era a un livello superiore al solito per raffinatezza.
Casarosa nel raccontare una parte della sua infanzia (quella relativa all’estate in Liguria, non quella relativa ai mostri marini) aveva poi inserito nel film molti richiami e dettagli italiani sia per un pubblico americano, come i frequenti riferimenti alle linguine al pesto, sia per quello italiano, come la comparsa a un certo punto di una foto di Marcello Mastroianni tratta da Divorzio all’italiana. I manifesti sui muri del villaggio erano scritti in vero italiano.
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Insistere così tanto nell’ambientazione italiana della storia era coerente con una tendenza della Disney, la società che possiede la Pixar, che da Frozen in poi ha cercato di avere ambientazioni etnicamente o culturalmente molto chiare e connotate per i suoi film. È il caso della Scandinavia per Frozen, del Sudamerica per Encanto, delle isole del Pacifico per Oceania o ancora del sud est asiatico per Raya e l’ultimo drago. Per la Pixar questo è avvenuto con il Messico di Coco, l’Italia di Luca, Toronto in Red ma anche con la cultura afroamericana del jazz di Manhattan in Soul.
Per la Disney è una maniera intelligente di variare i suoi protagonisti, essere appetibile per tanti mercati nel mondo e soprattutto evitare di avere solo personaggi bianchi. Ambientare interi film in altri luoghi è la maniera migliore per rispettare le singole culture, non solo rappresentandole ma anche dando loro la dignità dei personaggi protagonisti e non quella un po’ colonialista delle spalle simpatiche di personaggi caucasici.
Enrico Casarosa sarà dunque il regista di Gatto, il lungometraggio da poco annunciato dalla Pixar, che uscirà nel 2027. La storia sarà quella del gatto Nero, amante della musica e in grossi guai con la mafia dei gatti per questioni di debiti. Proprio per questi guai dovrà fare amicizia con un’artista di strada che l’ha adottato nonostante lui non lo volesse. Tutto lo porterà a chiedersi se abbia vissuto o no la vita che avrebbe dovuto vivere, con un tipo di esistenzialismo che sulla carta ricorda quello di diversi film Pixar degli ultimi anni, da Inside Out a Coco fino a Soul. La cosa interessante raccontata da chi ha visto le prime immagini del film al festival dell’animazione di Annecy è che il design non è quello solito della Pixar: Gatto ha una qualità più “dipinta”, che mescola i consueti elementi di grafica computerizzata con soluzioni più tradizionali e bidimensionali, mai viste prima nei film dello studio.
L’annuncio del film arriva circa un anno dopo la prima presentazione a Cannes di Flow, il film animato di cui più si è parlato nella passata stagione, anch’esso con protagonista un gatto. Flow ha raccolto molti consensi fino a vincere l’Oscar per il miglior film d’animazione qualche mese fa, nonostante sia un’opera a budget molto basso e proveniente dalla Lettonia. Appare comunque improbabile che ci possa essere stata un’ispirazione, perché per arrivare allo stadio di completamento al quale è ora Gatto ci vuole molto più di un anno.