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  • Giovedì 19 giugno 2025

Il Gran Premio di Formula 1 in cui gareggiarono solo sei auto

Nel 2005 a Indianapolis due terzi della griglia di partenza rimasero vuoti, e per protesta il pubblico fischiò e lanciò oggetti: colpa della Michelin

Il momento della partenza al Gran Premio di Indianapolis del 2005 (Vladimir Rys/Bongarts/Getty Images)
Il momento della partenza al Gran Premio di Indianapolis del 2005 (Vladimir Rys/Bongarts/Getty Images)
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Il 19 giugno del 2005 alla partenza del Gran Premio di Formula 1 di Indianapolis, negli Stati Uniti, si presentarono solamente sei auto: le due Ferrari, le due Jordan e le due Minardi. Gareggiarono tra i fischi e i lanci di oggetti del pubblico, che protestava contro un Gran Premio di fatto farsesco, al quale non parteciparono tutte le macchine che montavano gomme Michelin: quattordici in tutto. Fu l’unica vittoria stagionale della Ferrari, che veniva da cinque anni di dominio ma che quell’anno fu deludente a causa proprio di un cambio di regolamento relativo alle gomme.

Per la stagione del 2005 infatti fu deciso che le auto non potessero cambiare gli pneumatici durante il Gran Premio. Di conseguenza rispetto agli anni precedenti un set di gomme doveva durare per tutta la gara, quindi per oltre 300 chilometri, e non per il centinaio di chilometri che intercorrevano tra una sosta e l’altra; erano previste eccezioni per i Gran Premi con la pioggia o per ragioni di sicurezza, nei casi di gomme esplose o cose simili. In quegli anni, a differenza di adesso, non c’era un unico fornitore di pneumatici in Formula 1 (dal 2011 è Pirelli), ma due: la giapponese Bridgestone e la francese Michelin. Ferrari, Jordan e Minardi usavano Bridgestone, tutte le altre scuderie Michelin.

Le Bridgestone erano migliori nelle prestazioni, cioè consentivano alle auto di andare più veloci, mentre le Michelin erano più affidabili, cioè davano più garanzie di durata. Al Gran Premio di Francia del 2004 Michael Schumacher vinse un Gran Premio compiendo addirittura quattro soste, con quattro cambi di gomme: andava talmente più veloce con le gomme nuove della Bridgestone che gli conveniva fermarsi anche due volte in più rispetto agli altri piloti. Il cambio di regolamento sull’utilizzo delle gomme fu accompagnato da altre modifiche, come la riduzione dell’aerodinamica delle auto e l’obbligo di usare un solo motore ogni due Gran Premi. Il motivo principale dietro queste novità era un tentativo di contenere un po’ le prestazioni delle auto, che stavano diventando troppo veloci (e quindi pericolose).

Un meccanico della Renault con le gomme della Michelin (Rainer Jensen ANSA-CD)

Secondo diversi commentatori, però, la scelta di eliminare il cambio delle gomme durante i Gran Premi fu presa anche per cambiare le gerarchie nella Formula 1 e renderla più equilibrata, visto che la Ferrari aveva appena vinto cinque mondiali piloti (tutti con Schumacher) e sei mondiali costruttori consecutivi, finiti spesso senza storia. Il nuovo regolamento impose alla Ferrari e alla Bridgestone di sviluppare soluzioni alternative alla scarsa durata degli pneumatici, una cosa non semplice. Non a caso, in quella stagione la Ferrari andò male, mentre andarono bene la Renault (che vinse il Mondiale con Fernando Alonso) e la McLaren-Mercedes, entrambe con gomme Michelin.

Sin dalle prove libere di quel Gran Premio furono invece le Michelin a rivelarsi inadeguate, mostrando preoccupanti vibrazioni e segnali di degrado anche dopo pochi giri. In particolare alla curva 13, quella che precedeva il lungo rettilineo finale, esplosero due pneumatici Michelin delle Toyota guidate da Ralf Schumacher e dal collaudatore (il pilota di riserva) Ricardo Zonta.

La curva 13 di Indianapolis è chiamata anche “sopraelevata” perché leggermente pendente; la combinazione di forza verticale e laterale presenti in quella curva penalizzava la struttura delle Michelin, che avevano più aderenza sull’asfalto ma dovevano sostenere un carico maggiore nelle curve veloci. In quella curva il carico era semplicemente eccessivo per le Michelin, mentre non lo era per le Bridgestone (che al contrario erano svantaggiate in quasi ogni altra pista, con le nuove regole).

La Toyota di Ralf Schumacher, con pneumatici della Michelin, distrutta dopo l’incidente alla curva 13 causato dallo scoppio di una gomma (Vladimir Rys/Bongarts/Getty Images)

Il sabato, durante le qualifiche, i piloti con gomme Michelin andarono comunque bene: Jarno Trulli della Toyota si prese la pole position, seguito dalla McLaren-Mercedes di Kimi Raikkonen. Ciononostante, continuavano a esserci grossi dubbi sulla tenuta delle gomme, e la Michelin li alimentò pubblicando un comunicato piuttosto preoccupante, nel quale diceva che non avrebbe potuto garantire l’integrità degli pneumatici per la gara, nemmeno con l’utilizzo delle gomme usate nel precedente Gran Premio di Spagna, che furono fatte arrivare in fretta e furia dalla Francia (per verificare se ci fosse un difetto di fabbrica nel set di gomme impiegato a Indianapolis: non era così). Iniziarono quindi complesse trattative tra le scuderie e gli organizzatori della Formula 1 per non compromettere lo svolgimento del Gran Premio.

L’eventuale soluzione avrebbe dovuto penalizzare le auto con pneumatici Michelin, «non del tutto a torto, perché in fin dei conti la Bridgestone aveva portato un prodotto che poteva far fronte alle richieste del circuito, al contrario della Michelin», scrive il sito specializzato The Race in un articolo che racconta la storia di quel Gran Premio. Le proposte furono di far fare pit-stop più lunghi alle auto con le gomme della Michelin, di farle passare in ogni giro dalla pit-lane (la corsia dove ci sono i box, dove si va più piano) o addirittura di farle rallentare alla curva 13 inserendo dei limitatori di velocità, che sarebbe però stato problematico perché le auto con le Bridgestone sarebbero invece andate a velocità normale.

La soluzione su cui tutte le scuderie con le Michelin sembrarono convergere fu quella di inserire una chicane alla curva 13, cioè una doppia curva a S creata artificialmente per ridurre la velocità. Sia la FIA (la federazione che organizza la Formula 1) che la Ferrari si opposero, convincendo anche la Jordan e la Minardi a farlo, e quindi alla fine non ci fu un accordo. Per questo, le auto con gomme Michelin decisero in definitiva di boicottare il Gran Premio, rientrando ai box dopo il giro di ricognizione. Il team principal della Renault Flavio Briatore parlò di scelta per tutelare la sicurezza dei piloti, ma in concreto con questa rinuncia ottenne che anche le altre auto in competizione per il Mondiale (le McLaren-Mercedes) non facessero punti.

Si assistette quindi a una gara surreale. Il pubblico, fino a quel momento per la maggior parte ignaro delle trattative e del boicottaggio, non la prese bene e contestò duramente la FIA. L’unico colpo di scena della gara fu uno scontro sfiorato tra le due Ferrari, quando Schumacher uscì dalla pit-lane mentre stava passando di lì il compagno di squadra Rubens Barrichello (in quel momento primo in classifica), che uscì di pista sull’erba perdendo il primato.

Alla fine vinse Schumacher, secondo arrivò Barrichello e terzo Monteiro, che fu l’unico a esultare sul podio, visto che i due piloti della Ferrari se ne andarono in fretta. Fu l’unica vittoria stagionale della Ferrari, e anche l’ultima volta nella storia della Formula 1 che Jordan e Minardi presero punti in un Gran Premio.

Tiago Monteiro festeggia il suo unico podio in Formula 1, mentre Michael Schumacher abbandona il podio (Rys/Bongarts/Getty Images)

La Michelin fu costretta a rimborsare il pubblico presente quel giorno, e offrì circa ventimila biglietti per il Gran Premio di Indianapolis del 2006 alle persone che li avevano presi nel 2005. Il 2007 fu l’ultimo anno in cui il Gran Premio degli Stati Uniti si svolse a Indianapolis, e secondo diversi commentatori il disastro del 2005 fu uno dei motivi principali; la Formula 1 non sarebbe tornata negli Stati Uniti fino al 2012, quando si spostò ad Austin, in Texas. Oggi, grazie a una nuova popolarità dovuta soprattutto alla serie tv di Netflix Drive to Survive, negli Stati Uniti si tengono ben tre Gran Premi (oltre ad Austin, anche Miami e Las Vegas).

Quella gara segnò comunque anche l’inizio di alcuni cambiamenti che arrivarono negli anni successivi: la stagione del 2006 fu l’ultima con due fornitori diversi di pneumatici, dopodiché la Michelin si ritirò. Per quattro anni la Bridgestone restò l’unico fornitore, prima che entrasse la Pirelli.

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